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  • SCAFFALE: ANDREA CASTALDI E GLASGOW SMILE

    22 aprile 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2407

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    22Non si pensi alla Scozia, o a Glasgow intesa come città. In realtà il titolo del giallo di Andrea Castaldi, scrittore di Borgosesia, fa riferimento ad uno strano e semisconosciuto metodo di tortura che l’ assassino infligge alle sue vittime, denominato appunto Glasgow smile.

    Il protagonista, Alessandro Scarlatti è un ex ispettore di Polizia che si è costruito un nuovo tipo di esistenza ma che d’ improvviso si trova ancora catapultato nel baratro delle indagini, dei pedinamenti, dei sopralluoghi in seguito alla orribile morte di una collega del suo nuovo lavoro. Poi arrivano altri due omicidi con la medesima, sanguinosa firma.

    Scarlatti, ombroso quanto scrupoloso, deve trovare l’ assassino o gli assassini. E’ costretto a collaborare con i suoi ex colleghi poliziotti, ma compare anche nella lista dei sospettati. Insomma, un giallo avvincente che spesso tracima nel noir. E il finale è sorprendente.

     

    ANDREA CASTALDI

    GLASGOW SMILE

    GOLEM EDIZIONI

    11,90 euro

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  • TORNEREMO A ESSERE CAPITALE DELL’ AUTO?

    21 aprile 2022 • COSE NOSTRE • 2706

    AUTO

    Chi segue questa rubrica sa quanto si sia ripetuto più volte e quanto si creda nell’ importanza della vocazione turistica per il futuro del nostro Piemonte.

    Ma da solo il turismo non basta.

    Il Piemonte e Torino non saranno mai realtà come Roma, Firenze o Venezia, che possono vivere solo di quanto portato, in termini economici, dai visitatori o da chi viaggia, pernotta, consuma e acquista sul territorio.

    Serve una forte industria manufatturiera e il Piemonte continua ad essere in Europa una delle regioni con la maggior vocazione verso l’automotive, cioè l’ industria dei motori.

    Lo siamo da decenni, da quando la Fiat impiantò qui le sue produzioni e nacquero – a catena – centinaia di piccole e medie industrie legate all’auto. Il know-how che si è creato sul territorio torinese e piemontese continua ad essere di primissimo livello, anche adesso che la Fiat se n’è andata o non c’è più.

    Per questo è da accogliere con favore il provvedimento del governo di rifinanziare il mercato dell’auto soprattutto con i bonus per i veicoli green.

    Torino e il Piemonte possono tornare ad essere capitale dell’ auto, in particolare di quella elettrica.

    Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita a Torino, ha sottolineato l’importanza di questi territori e dell’auto per l’economia italiana, mettendo in risalto come sia fondamentale che istituzioni pubbliche e imprese collaborino per creare futuro. Gli oltre 1,1 miliardi previsti dal Patto siglato con il Comune di Torino sono una opportunità che non possiamo perdere.

    In Italia abbiamo un parco di vetture circolanti tra i più vecchi d’Europa. Nei prossimi anni saranno da sostituire. Le nostre industrie – piccole, medie e grandi – così come gli atenei e il mondo della ricerca devono diventare capofila per far tornare Torino e il Piemonte capitale dell’auto. Elettrica o green.

     

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  • E SE PARLASSIMO UN PO’ MENO DELLA GUERRA

    14 aprile 2022 • COSE NOSTRE • 2400

    pressguerra

    A distanza di una cinquantina di giorni dall’ inizio dell’ invasione dell’ Ucraina da parte della Russia i nostri giornali dedicano ancora un terzo dello sfoglio (almeno una ventina di pagine ogni giorno) al conflitto bellico e alle sue conseguenze per le popolazioni. Lo stesso dicasi per i telegiornali: tre-quattro titoli e almeno 7-8 servizi per ogni edizione. Per non parlare della programmazione radiofonica: interi programmi di approfondimento (Radio Anch’io, ad esempio) da settimane non si occupano d’ altro. Ovviamente lo capisco. Si tratta di eventi tragici, con tante, troppe vittime e centinaia di migliaia di sfollati. Fatti, inoltre, che accadono a qualche migliaio di chilometri da casa nostra.

    Ma, sommessamente, mi domando se non si sta esagerando. Almeno un po’. A mia memoria non ricordo un altro periodo di full immersion informativa per un’ altra guerra. Non c’ è mai stata per il conflitto israelo-palestinese né per la carneficina che si sta consumando quotidianamente – anche in questi giorni – in Yemen. Solo per fare due esempi.

    Sembra di essere tornati nei mesi caldi della pandemia Covid-19. I mass media non si occupavano d’ altro, 24 ore su 24. Giusto? Sbagliato? Certamente non sta a me dare giudizi di merito.

    Temo soltanto l’ effetto assuefazione. A furia di parlarne troppo, finiremo per farci il callo? Per diventare indifferenti di fronte a certi orrori? Ma temo anche che passino in sordina altri eventi che ugualmente ci dovrebbero toccare in prima persona perché riguardano la vita quotidiana. Più di 110 giorni senza una goccia di pioggia nelle regioni del Nord hanno provocato una siccità e  un pericolo per l’ agricoltura che non si ricorda a memoria d’ uomo. Il prezzo della benzina o delle bollette ha raggiunto livelli vertiginosi e insostenibili per tante famiglie. Volutamente sottaciuti? Non so. Certo un po’ di equilibrio sull’ informazione non guasterebbe.

     

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  • SCAFFALE: IL FIGLIO TERRORISTA DI MONICA GALFRE’

    8 aprile 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2484

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    Il caso Donat-Cattin e la tragedia di una generazione. Il sottotitolo del volume di Monica Galfrè chiarisce, fin da subito, chi è quel figlio terrorista: è Marco Donat Cattin militante di Prima Linea e figlio di Carlo, uno dei pezzi grossi della Democrazia Cristiana, fondatore della corrente Forze Nuove, più volte ministro e vicesegretario della DC quando nel 1990 esplode quel caso che sconvolge la vita politica italiana ma che – soprattutto – lacera i rapporti umani di una famiglia borghese di Torino.

    Una storia di padri e figli, di affetti e separazioni, di sangue e amori che corre parallela al nascere e al crescere di quel fenomeno terroristico che segnerà profondamente la vita degli Anni 70 e 80 del nostro Paese. L’ arresto di Marco, i sospetti sul coinvolgimento del Presidente del Consiglio Cossiga che avrebbe informato e cercato di aiutare Carlo Donat-Cattin, i veleni dello scontro politico fra Dc e il Pci di Berlinguer sono narrati con dovizia di particolari da Monica Galfrè.

    L’ autrice è una docente universitaria, quindi non ci si aspetti un romanzo melò, anche se emergono spesso i contorni del dramma di una famiglia, con i suoi conflitti interni e l’ incomunicabilità fra padre e figlio: la Galfrè non ha scelto la strada dei ricordi o degli incontri con i protagonisti di quelle vicende, ancora in vita. Ha preferito l’ attenta analisi della documentazione giudiziaria, dei giornali dell’ epoca, dei resoconti parlamentari. Ne emerge un quadro generazionale di quegli anni e di quei protagonisti che oggi ci appaiono tutti sconfitti, da qualsiasi parte della barricata si trovassero. Proprio a cominciare da Carlo e Marco con quel cognome pesante, Donat Cattin.

    MONICA GALFR’

    IL FIGLIO TERRORISTA

    EINAUDI EDITORE

    18,50 euro

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  • MI RACCOMANDO, SPEGNI LA LUCE

    7 aprile 2022 • COSE NOSTRE • 2382

    FINESTREILLUMINATE

    Mi risuona ancora  nelle orecchie il monito, o meglio l’imperativo, dei miei genitori, quand’ero bambino. Passavano le giornate a rincorrermi, intimandomi di spegnere le luci di casa che io lasciavo sempre accese, in ogni stanza.

    Stessa raccomandazione quando facevo la doccia: “Chiudi l’ acqua calda dopo che ti sei bagnato, poi insaponati e lavati bene, infine riaprila per sciacquarti”.

    Piccoli accorgimenti per risparmiare sulla bolletta in una famiglia che doveva far bene i conti per arrivare a fine mese e risparmiare qualcosa per farmi studiare.

    Di fronte a casa mia c’è una scuola superiore. Ebbene, non c’ è sera nella quale io non osservi come, in una o più classi, ci siano le luci accese e rimangano così fino al mattino del giorno dopo. Se poi siamo alla vigilia di un week end, rimangono accese tutto il sabato e la domenica. A fianco della scuola c’è una biblioteca con le sale di lettura illuminate, sempre, l’intera notte. Per queste due realtà non credo che lo spreco sia notevole, parliamo di pochi centesimi di euro per notte. Ma se moltiplichiamo questo per tutti gli istituti, i luoghi pubblici in Italia, forse l’ esborso comincia a diventare oneroso.

    Ma al di là di quanto costa (e di chi paga?) credo sia proprio una questione di educazione.

    In questo periodo di crisi energetica con le bollette alle stelle penso che il vecchio detto “e l’ultimo spenga la luce” debba diventare un imperativo categorico. La scuola deve insegnare anche questo: a fare un uso parsimonioso di tutti i beni che  abbiamo a disposizione

     

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  • QUELLE PUBBLICITA’ INOPPORTUNE

    31 marzo 2022 • COSE NOSTRE • 1968

    GENTE-TV-TELEVISIONE

    Quanto fastidio mi hanno sempre provocato quegli spot televisivi che – proprio quando si è a tavola e ci si appresta a consumare il pasto – ci informano sui prodotti per risolvere problemi di incontinenza, pruriti vaginali, diarree, ecc. Spesso mi verrebbe voglia di spegnere la televisione.

    Ma in queste ultime settimane si è toccato il fondo: tutti i tg e gli altri programmi documentano, con immagini anche crude e feroci, quanto sta accadendo in Ucraina. Ma, alla prima interruzione pubblicitaria, ecco il bambino che piange perché vuole tornare in crociera. Ma siamo diventati matti? Assurdo!

    Capisco che le campagne promozionali sono state programmate con mesi di anticipo. Ma quanto stride quel video del bimbo che si diverte sulla nave, affiancato a quelli dei bambini sofferenti o uccisi dalla guerra. Non è concepibile. E nei giornali non va certamente meglio: foto e reportage terribili dai campi profughi o dagli scenari di battaglia impaginati accanto a inserzioni pubblicitarie per invogliarci ad acquistare l’ orologio superlusso, la vacanza nei luoghi esotici, la villa dei sogni….

    O magari è proprio così. Siamo sconvolti, a parole, da quanto accade a qualche migliaio di chilometri da noi e poi – in realtà – stiamo già progettando le vacanze o il regalo prezioso? Forse la tv e la pubblicità sono soltanto lo specchio della nostra commozione di superficie e della nostra reale indifferenza?

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  • SCAFFALE: IL TANGO DEI MORTI SENZA NOME DI BALLARIO

    25 marzo 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2437

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    “Ordinai un vermut Gancia, marca che in Italia è quasi scomparsa ma che in Argentina si trova dappertutto, e chiesi la password per internet”. Basterebbe questa frase per convincersi definitivamente che questo giallo poteva scriverlo soltanto Giorgio Ballario. Il giornalista torinese infatti ha un amore sconfinato per l’ Argentina, una passione per quella cultura, quel cibo, quel clima, quelle atmosfere che ritroviamo in tutte le 265 pagine del suo ultimo romanzo “Il tango dei morti senza nome”.

    Le vicende dell’ investigatore porteno-torinese Hector Perazzo si intrecciano con la storia (spesso drammatica, contraddittoria, crudele ma sempre fascinosa) degli ultimi 50 anni del paese sudamericano. Le indagini sul rapimento negli anni ’60 e sulla scomparsa del cadavere di un imprenditore piemontese vanno a cozzare con i residui di dittature militari, governi corrotti, infiltrazioni della malavita colombiana: ne esce un quadro, comunque, cristallino di quanto sia difficile, ancora oggi, vivere in Argentina.

    Per scrivere certi romanzi bisogna conoscere a fondo la storia, gli usi, le abitudini, i segreti di una nazione così lontana (e allo stesso tempo vicina) come l’ Argentina. Non bastano due nozioni copiate da wikipedia o due indicazioni stradali rubate a google-map. Per questo il romanzo di Ballario ha un valore intrinseco che va al di là della trama, “un noir sensuale e malinconico come un tango”

     

    GIORGIO BALLARIO

    IL TANGO DEI MORTI SENZA NOME

    IL CAPRICORNO-LA STAMPA

    9,90 euro

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  • ABBIAMO GLI OCCHI PIENI

    24 marzo 2022 • COSE NOSTRE • 2581

    CUFFIE

    Madre Natura ha dotato l’uomo di cinque sensi: ho l’impressione che negli ultimi anni la vista abbia preso nettamente il sopravvento sugli altri quattro. Pensate solo a quante ore della giornata passiamo con gli occhi incollati al televisore, al computer, al telefonino. Addirittura, la musica viene fruita attraverso i siti e i video musicali.

    Usiamo gli occhi praticamente per tutto, anche per giudicare il cibo, che spesso ci ingolosisce più per l’impiattamento e per i colori, che per l’effettivo sapore.

    La nostra vista è satura di immagini, effetti, giochi elettronici. Al contrario, l’udito è passato in secondo piano. Quanto poco ascoltiamo gli altri, i rumori, i suoni, i silenzi.

    Per queste ragioni voglio spezzare una lancia a favore della radio e dei podcast.

    E credo che tanti la pensino come me, visto che la cara vecchia radio è in costante crescita per numero di ascoltatori e di estimatori.  Guidare con gli occhi ben fissi sulla strada e sul traffico, ma con le orecchie attente ad ascoltare i vari programmi radiofonici, è un piacere da riscoprire. Facile trovare  la stazione che propone la musica che più ci aggrada e individuare quei dibattiti, mai urlati come quelli televisivi, gestiti con toni pacati e da autentico approfondimento.

    Per quel che riguarda i podcast,  vi invito a provare ad ascoltare gli audiolibri o le tante serie dedicate all’attualità, al teatro, agli sceneggiati. Rilassarsi con gli occhi chiusi e ascoltare racconti che letteralmente ci trasportano in mondi di fantasia è un piacere da provare.

    Non ne potrete più fare a meno.

     

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  • AUTOSTRADE PIU’ CARE D’ ITALIA, CHE RECORD

    17 marzo 2022 • COSE NOSTRE • 2741

    AUTOSTRADAPEDAGGI

    Da piemontese, dico, che di questo primato avrei fatto volentieri a meno. Secondo i calcoli fatti dalla Gazzetta Motori nella nostra regione ci sono le 3 delle autostrade più care d’Italia.

    Al primo posto la Torino-Bardonecchia: 12,60 euro per 72 chilometri, cioè 0,17 euro a chilometro. Attenzione, però: il record può essere battuto se si calcolano i 90 chilometri finora percorribili della Asti-Cuneo, che costano un pedaggio di 20,40 euro, ovvero 0,22 euro per chilometro.

    L’ eterna incompiuta (mancano infatti gli ultimi 15 chilometri) è la più cara in assoluto.

    In mezzo ci sta anche la Santhià-Aosta: 143 chilometri per un pedaggio complessivo di 25,40 euro, cioè 0,17 euro a km.

    I raffronti sono impietosi: lasciamo perdere la Salerno-Reggio Calabria che è completamente gratuita, ma l’Autostrada del Sole, la Milano-Napoli, costa 0,07 euro a chilometro, identica cifra per la più lunga d’Italia, la Bologna-Taranto. Per percorrere la Torino-Milano si spendono 0,09 a chilometro.

    Insomma, siete contenti di pagare i pedaggi più cari d’ Italia? Io assolutamente no, soprattutto non ne capisco la ragione. Se percorro la Aosta-Courmayeur mi rendo conto di trovarmi di fronte ad una grande opera di ingegneria (tutta viadotti e gallerie) e con costi di gestione molto alti, viste le condizioni meteo spesso proibitive. Ma che la Asti-Cuneo sia incompiuta e la più cara dello Stivale, mi manda letteralmente in bestia e mi vien voglia di non percorrerla più.

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  • PASTA & BASTA, PRIMI PIATTI DA FAVOLA…E NON SOLO

    12 marzo 2022 • CINQUE SENSI • 7319

    AMATRICIANA

    Sarebbe riduttivo pensare che si tratti di un ristorante dove si mangia soltanto e unicamente la pasta. Certo, le decine e decine di varietà di primi  che Nicola Miscione da oltre 25 anni propone sono il piatto forte. Ma non si possono dimenticare il pesce, le carni, i dolci.

    Pasta & Basta”,  gradevole locale  torinese in  via Madama Cristina 116,  è un luogo dove ci si trova a proprio agio e si mangia cibo buono e, cosa che di questi tempi non capita in tutti i locali, anche abbondante.

    Un ristoratore atipico: si è  partiti cucinando e servendo solo pasta e il nome del locale era già questo; però fin da subito, purtroppo o per fortuna,  ci si rende conto che il solo vendere pasta sarebbe stata una grave limitazione. Un amico una sera chiese una fetta di carne, un altro voleva mangiare  il pesce e così piano piano Nicola cominciò a differenziare le portate e il locale,  pur mantenendo la dicitura Pasta & Basta , è diventato un ristorante tradizionale dove è possibile trovare di tutto, tranne la pizza.

    Il pezzo forte sono ovviamente i primi. Dagli spaghetti e i maccheroni in tutte le declinazioni, alle paste ripiene, ai risotti. Insomma, potrete gustare la pastasciutta come si mangia in tutte le regioni italiane.

    Come detto le porzioni sono abbondanti (fin troppo, a volte un piatto di carbonara o all’ amatriciana basta per due e avanza…), ma il prezzo è contenuto. Un locale per i tiratardi: sempre pieno nel dopo-teatro e nei dopo partite in notturna. Pertanto è facile cenare accanto a giornalisti, attori, calciatori. Ovunque schermi giganti per seguire le gare di calcio (Nicola è un intenditore di football sebbene juventino….è uno dei pochi difetti che ha!) e spesso succede di trovarsi in mezzo ad una competizione canora: musica, cabaret e divertimento sono di casa a Pasta & Basta.

    PASTA & BASTA, via Madama Cristina 116 – Torino – tel  011 696 3342 aperto a pranzo e a cena

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