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  • SCAFFALE: LIBERAZIONE DI TORINO DI GIGI PADOVANI

    3 giugno 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2844

    Copertina La Liberazione di Torino

    La maggior parte dei passanti che oggi animano piazza XVIII dicembre o prendono la metropolitana a quella fermata nulla sanno di cosa accadde a Torino in quella data. In Borgo San Paolo hanno i capelli bianchi i pochi che ricordano perchè una via è dedicata a Dante Di Nanni. Quanti sanno il significato dell’ acronimo CLN?

    Già solo per queste ragioni  il volume di Gigi Padovani  dovrebbe stare nello scaffale di ogni casa torinese. Per conoscere i luoghi dove viviamo, per non essere del tutto ignari di cosa è successo per quelle strade, in quei palazzi, negli scantinati nemmeno un secolo fa.

    La Liberazione di Torino (sottotitolo Aprile 1945: le sette giornate dell’ insurrezione) racconta infatti, giorno per giorno, ora per ora, strada per strada, fabbrica per fabbrica quel che accadde alla fine della Seconda Guerra Mondiale e la battaglia per liberare Torino dall’ oppressione nazifascista. Una narrazione avvincente unita al rigore della ricerca storica per descrivere come questa città seppe liberarsi da sola, prima dell’ arrivo degli Alleati.

    E poi dopo la Liberazione, “Torino mancava di tutto, in primo luogo pane e latte” – scrive Padovani – ma la vita doveva proseguire , oltre le vendette e i morti”.

    Pagine e parole quantomai attuali in questi tempi segnati dalla guerra ai confini dell’ Europa. Rileggere e rivivere quelle giornate ci aiuta a capire che l’ uomo sembra non sappia imparare nulla dai propri errori, ma anche che – dopo ogni tipo di orrore – c’ è sempre una liberazione.

    GIGI PADOVANI

    LA LIBERAZIONE DI TORINO

    EDIZIONI IL CAPRICORNO

    15 euro

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  • TORINO E PIEMONTE, OMBELICO DEL MONDO

    2 giugno 2022 • COSE NOSTRE • 2399

    TURISTI

    Francese, inglese, spagnolo, lingue slave. Romanesco, pugliese, siciliano, veneto. In questi giorni stiamo sentendo mille idiomi diversi passeggiando per Torino e per le strade del Piemonte. E poi, ovunque, pulmann, camper, guide turistiche con il classico ombrellino o bandierine. Code di fronte a bar e ristoranti. Hotel e parcheggi con la scritta “completo”. Erano anni che non vivevamo un maggio di boom turistico così, nei nostri territori.

    Eurovision,  Salone del Libro, Giro d’ Italia, Finale di Champions League femminile, Raduno dei Bersaglieri a Cuneo. Sono i principali eventi e manifestazioni che hanno il Piemonte come centro organizzativo e polo d’ attrazione. E questo conferma quanto andiamo dicendo da anni, anche su questa rubrica.

    Scusate l’ autocitazione, ma da anni ripetiamo che  i turisti non si muovono a caso. Seguono eventi e manifestazioni, colgono l’ occasione per visitare una città e una regione soprattutto se attratti da uno specifico richiamo. C’è anche il visitatore che arriva senza una precisa motivazione e solo per visitare un territorio, ma la maggioranza va al seguito di un appuntamento particolare. Nella settimana dell’ Eurovision, Torino ha avuto un incremento del 68 per cento di turisti, il 40 per cento di stranieri. A Cuneo sono giunte più di 100mila persone per il 69.mo Raduno dei Bersaglieri.

    Insomma, in Piemonte a maggio, si è nuovamente respirato quel clima multicolore, quel miscuglio di lingue e costumi di 15 anni fa, quando c’ erano i Giochi Olimpici Invernali del 2006. Poi calò il silenzio e il buio, complici amministrazioni territoriali che propagandavano la “decrescita felice”. Adesso sembra che tiri un’ aria diversa. Speriamo. Perché – ne siamo davvero convinti – non bastano campagne promozionali o soldi spesi per pubblicità che vedono in pochi: spesso sono soltanto un buco nell’ acqua. Il turista arriva, soggiorna e spende se è attratto da un evento specifico. E allora avanti con mostre, concerti, manifestazioni, purchè abbiano un richiamo internazionale e non si pensi, sempre e solo, a coltivare il nostro piccolo orticello.

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  • NEH EXPERIENCE PER SODDISFARE TUTTI I 5 SENSI

    27 maggio 2022 • CINQUE SENSI • 2249

    NEH

    Davvero un’ iniziativa per soddisfare i 5 sensi.  Si chiama Neh Experience ed è la start up legata ai tour enogastronomici ideata tre giovani torinesi Carlo Abrate, Matteo Jaretti Sodano ed Emanuele Sega.

    La piattaforma è andata online nel dicembre dello scorso anno, ma è solo in questa primavera 2022 che è stato previsto il lancio e l’effettiva operatività del sistema.

    “La nostra piattaforma – spiegano i tre giovani fondatori – è un sistema di acquisto e prenotazione che aggrega in un unico portale servizi come quelli offerti da Air B&B, Booking e The Fork, ma tutto è stato sviluppato internamente per rendere il più personalizzabile possibile la piattaforma in base alle diverse esigenze dei nostri partner”. Ma se quelle applicazioni fornivano solo la possibilità di prenotare, qui invece nella scelta dei ristoranti, degli hotel, dei luoghi per aperitivi, o nelle occasioni di intrattenimento c’è una opzione di merito già fatta – a priori – dai selezionatori. Non ci sono tutti i locali, ma solo quelli raccomandati dalla piattaforma Neh Experience.

    Attualmente hanno aderito al network una 50ina di locali che offrono un centinaio di attività tra Torino, Langhe e Monferrato, ma Neh Experience sta lavorando affinché per l’autunno il progetto esperienziale possa offrire attività anche nel nord Piemonte e sulle montagne. Le experience si suddividono in tre fasce di prezzo: sotto i 50 euro; tra i 50 e i 100 euro; sopra i 100 euro e propongono dalla degustazione in cantina al giro in mongolfiera.

    Una curiosità: il nome Neh si rifà all’intercalare tipico piemontese e vuole essere non solo un omaggio all’esclamazione più simpatica del dialetto locale, ma vuole anche testimoniare il senso di appartenenza dell’intero progetto al territorio di origine e alla cultura locale.

     

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  • CENTO PER CENTO ITALIANO? PURCHE’ NON SIA UNA BALLA

    26 maggio 2022 • COSE NOSTRE • 2634

    Roma, 31 mag. (askanews) - Vola il carrello della spesa. A maggio i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,8% su base mensile e dell'1,9% su base annua (in accelerazione da +1,2% registrato ad aprile). E' la stima preliminare dell'Istat.

	I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto salgono dello 0,8% in termini congiunturali e del 2,1% in termini tendenziali (in accelerazione da +1,4% del mese precedente).

    Nel 2021 alla Borsa merci di Bologna il grano tenero importato costava circa 19 euro al quintale e una grande percentuale di questo frumento arrivava dall’Ucraina, dalla Russia e dall’Ungheria. Quest’anno il prezzo si aggira sui 44 euro, cioè un incremento del 131 per cento. Rincari eccezionali conseguenza della guerra in Ucraina, certamente. Ma anche di qualche speculazione.

    C’è un altro aspetto della vicenda, che però, ha destato la mia attenzione. Mi riferisco all’imperversare, fino allo scorso anno, degli slogan pubblicitari “100 PER CENTO ITALIANO”.

    A riguardo della pasta, dei biscotti, della carne, di tanti altri generi alimentari… era tutto un proliferare di annunci relativi a prodotti interamente realizzati con materie prime nostrane.

    Cosa non torna? Che, a rigor di logica per quel che concerne la pasta, i rincari del grano avrebbero dovuto incidere in minima parte. Se infatti sono state usate uova, acqua, lieviti e farine italiane, fatto salvo per i costi dell’energia, l’aumento dei prezzi avrebbe dovuto essere quasi impercettibile.

    O forse quegli slogan sulla “italianità” di alcuni cibi erano bugiardi? Eppure, anche una grande catena di hamburger continua a ripetere che la sua carne arriva solo da allevamenti nostrani. E poi si scopre che in Ucraina e in Russia sono bloccati enormi cargo e container di materia prima pronti a partire per il nostro Paese.

    Per carità, le farine che arrivano dall’est dell’Europa sono sicuramente buonissime e sane, così come le carni straniere. L’ aspetto che dà maggiormente fastidio è l’essere presi in giro.

    Perché scrivere sull’etichetta o sparare spot pubblicitari che declamano il “100 per cento ITALIANO” quando tutti sappiamo che è una balla? Sono bastati i tragici fatti per far cadere la maschera.

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  • SCAFFALE: QUANDO UN UOMO DI ELENA D’ AMBROGIO

    20 maggio 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2465

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    Pochi, anche a Torino, conoscono la figura di Giuseppe Navone. Eppure fu vicepresidente del Toro dello scudetto del 1976, imprenditore edile, costruttore di tanti edifici in Piemonte, Liguria, Calabria: tra gli altri le carceri delle Vallette e l’ ex cinema Fiamma. Grande merito va quindi a Elena D’ Ambrogio per questa biografia di un uomo che ha affrontato successi lavorativi ma anche drammi umani come il sequestro di persona e attentati negli anni del Terrorismo.

    Bene scrive Vittorio Feltri nella prefazione quando si domanda “come è possibile che finora non abbiamo saputo nulla di questo personaggio che è una di quelle colonne che sorreggono una comunità”?

    Grande lavoratore e allo stesso tempo illuminato imprenditore. Uomo d’ affari ma anche generoso benefattore soprattutto per l’ Astigiano, sua terra d’ origine. Tifoso del Toro e amico intimo di Orfeo Pianelli al punto da seguirlo nella folle cavalcata di vincere uno scudetto a Torino, in casa degli Agnelli.

    Elena D’ Ambrogio (che è la nuora di Giuseppe Navone in quanto ha sposato il figlio Giorgio) racconta d’ aver scovato fra i cassetti del suocero alcuni appunti per un’ autobiografia mai portata a termine. Da lì Elena è partita, pescando poi nei ricordi personali, nei giornali dell’ epoca e nelle interviste a chi ha conosciuto e amato Giuseppe Navone: un lavoro minuzioso per tratteggiare, con delicatezza poetica e rigore documentario, la figura di un uomo che “certamente non trascinava passivamente la sua esistenza”.  Senza dimenticare, sullo sfondo, l’ Italia del Secondo Dopoguerra quella del miracolo economico (da non confondere con l’ effimero boom), della  modernizzazione dell’ Italia, degli Anni Settanta e degli anni di piombo.

    “Vorrei che Giuseppe Navone fosse ricordato nelle opere che gli sopravvivono, nell’ impresa portata avanti dalla sua famiglia come lui aveva portato avanti quella di suo padre” scrive l’ autrice. Sarà ricordato anche grazie a queste belle pagine di Elena D’ Ambrogio.

    ELENA D’ AMBROGIO

    QUANDO UN UOMO

    CAIRO EDITORE

    15 euro

     

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  • QUANDO LA BAGNA CAUDA AL COLOSSEO?

    19 maggio 2022 • COSE NOSTRE • 2529

    bagna-cauda-small

    Ho appreso con molto piacere la notizia che l’ Antica Focacceria San Francesco ha aperto un punto vendita nell’ aulica piazza Carignano di Torino. Il Pani ca meusa siciliana, i cannoli, gli arancini/e e altre prelibatezze isolane sbarcano anche nel cuore del capoluogo piemontese.

    E ribadisco che, ogni tanto, mi capita di fare un break gastronomico alla Focacceria Tipica Ligure in piazza Castello o consumare una Piadina passeggiando in via Garibaldi. Così come non disdegno gustare kebab per strada.

    Questa commistione fra cibi regionali e internazionali è bella e mi piace.

    La mia perplessità deriva da altre considerazioni. Il Piemonte è ricco di cibi, anche da street food. Quindi lo dico con un paradosso: perché non gustare uno scodellino di bagna cauda pucciando pezzi di verdure (carote, sedani, finocchi, topinambur) passeggiando attorno al Colosseo? Oppure davanti al Duomo di Milano, ma anche di fronte al Golfo di Napoli…

    Un azzardo? Una provocazione? Forse. Ma non solo.

    Se reciprocità deve essere… che sia.

    Troppo forte la bagna cauda? Beh, il pani ca meusa  (panino con milza, trachea e polmone di vitello) non è proprio un cibo leggero…

    Si potrebbe provare anche con una rivendita ambulante di fette di torta di nocciole, Torcetti di Lanzo, ma anche di bicchierini di zabajone, di panini piemontesi: con la Toma, la Fontina, il salame Piemonte dop,  il Gorgonzola….Insomma, non c’è che l’ imbarazzo della scelta. Basta osare, come hanno fatto quelli dell’ Antica Focacceria San Francesco di Palermo.

    Ah già, ma noi siamo sabaudi: riservati, molto riservati. Forse troppo!

     

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  • QUANTO E’ DOLCE IL PIEMONTE

    12 maggio 2022 • COSE NOSTRE • 2359

    nocciole

    Nei giorni scorsi abbiamo ricordato la nascita di Michele Ferrero, a Dogliani nel 1925.  Nel medesimo giorno, a Torino, si sono celebrati i 100 anni di fondazione della Galup, storica fabbrica di dolci di Pinerolo. Dalla Nutella al Panettone basso, largo e glassato. Due eccellenze della pasticceria piemontese.

    Ma l’elenco dei dolci della nostra regione potrebbe continuare con Giandujotti, Cri Cri, Torta di Nocciole, Savoiardi, Krumiri, Torcetti, Amaretti, Bunet…

    E chi più ne ha più ne metta, in tavola. Eppure, siamo sempre restii nel farcene un vanto.

    Fatta eccezione per la Nutella (e in genere, i prodotti Ferrero) che godono di campagne pubblicitarie mondiali, o di Galup (indimenticabili gli spot con Macario), gli altri restano prodotti di nicchia.

    Nondimeno, sono alla pari, se non migliori, dei cantuccini toscani, dei cannoli siciliani, della pastiera napoletana. Cosa manca? Certamente necessitano di investimenti pubblicitari, ma anche della volontà di crederci, di spingersi oltre, nella promozione e nella diffusione. Non sempre basta – solo – il passaparola.

    La Confraternita della Nocciola, ad esempio, con coraggio è andata a cercare sponsor, testimonial, padrini. E oggi, ovunque, nocciola è sinonimo di Cortemilia, di Langhe.

    Nutella e panettone Galup, pasticceria creata con base di Nocciola tonda e gentile di Langa, debbono diventare capofila di una schiera di dolci piemontesi, tutti da valorizzare, propagandare ed esportare in Italia e nel mondo.

     

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  • SCAFFALE: MORDI E FUGGI DI BERTANTE

    6 maggio 2022 • LUOGHI E LIBRI • 2719

    20220422_095918

    Una scrittura asciutta per un romanzo duro, che non fa sconti a nessuno. Alessandro Bertante, nato ad Alessandria ma milanese di adozione, con questo “Mordi e fuggi” è giunto tra i 12 finalisti del Premio Strega 2022. Un giusto riconoscimento per un romanzo che scava nella nascita delle Brigate Rosse, nei difficili Anni Settanta, nell’ inconcludenza del Movimento Studentesco, nell’ occupazione delle fabbriche e degli atenei.

    Ma non è soltanto un romanzo politico, di denuncia: il protagonista Alberto viene descritto nelle sue azioni prima di protesta e poi di terrorismo, ma anche nei suoi intrecci amorosi, nel difficile rapporto con i genitori e la famiglia, e soprattutto con se stesso. Insomma, Bertante cerca di entrare nella psicologia di uno dei primi adepti alle Brigate Rosse, di un giovane affascinato da Renato Curcio e Mara Cagol in una Milano sempre nebbiosa e dura, nei bar degli operai, nei quartieri popolari e negli alloggi occupati.

    Bertante non cerca soluzioni né tantomeno assoluzioni per uno dei periodi più difficili della storia contemporanea italiana. Dalla strage di piazza Fontana alle prime  bombe incendiarie fino al rapimento Moro: le vicende umane e le sue scelte eversive di Alberto vengono analizzate e raccontate con una scrittura incalzante, un ritmo sempre serrato, un’ angoscia  che guida la vita del protagonista e piano piano prende l’ animo del lettore.

    ALESSANDRO BERTANTE

    MORDI E FUGGI

    BALDINI CASTOLDI EDITORE

    17 euro

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  • AUTORITRATTO DI LEONARDO PER POCHI, TROPPO POCHI

    5 maggio 2022 • COSE NOSTRE • 3088

    leonardo_autoritratto

    Ma se vi trovaste in possesso di un oggetto prezioso, dal valore inestimabile, in grado di richiamare milioni di visitatori, lo terreste nascosto, o lo mettereste in bella evidenza e dareste vita ad un battage pubblicitario, in grande stile, per coinvolgere ancora più persone?

    È quanto si stanno chiedendo in molti, a Torino e in Piemonte, in seguito alle polemiche suscitate a proposito dell’Autoritratto di Leonardo: si tratta di un “disegno a sanguigna” su carta, databile al 1515, conservato nella Biblioteca Reale di Torino.

    Dal 1839 appartiene ai Savoia e quindi è custodito in un caveau nel capoluogo piemontese assieme ad altre pregiate opere di Leonardo, come il Codice sul Volo degli Uccelli, vari studi sul corpo umano e due bozzetti per la Vergine delle Rocce.

    Dai giorni di Pasqua fino al 25 aprile queste opere sono state esposte presso il Salone Aulico della Biblioteca dei Musei Reali. Nel week end pasquale sono stati 1277 i visitatori, contro i 18mila del Museo Egizio e i 14mila del Museo del Cinema.

    Insomma, quasi un allestimento privato, in gran segreto.

    È vero: si tratta di opere su carta, particolarmente fragili e sensibili alle variazioni di temperatura, di umidità e di luce. Possono essere esposte per brevi periodi a cui deve seguire un riposo conservativo.

    Ma i numeri danno un responso impietoso.

    Ogni giorno al Louvre di Parigi sono circa 30mila le persone che restano ammirate di fronte alla Gioconda di Leonardo. In Piemonte abbiamo il più celebre autoritratto del Genio di Vinci e lo mostriamo a qualche centinaio di visitatori, i pochi che lo hanno saputo.

    C’è qualcosa che non mi convince!

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  • FENOGLIO NON VALE MENO DI PASOLINI

    28 aprile 2022 • COSE NOSTRE • 2225

    BEPPEFENOGLIO

    In questo 2022 si festeggiano i centesimi anniversari della nascita di Pierpaolo Pasolini e di Beppe Fenoglio. Due letterati che hanno segnato profondamente la cultura del nostro paese. Pasolini con i suoi romanzi, le sue poesei, ma anche con i suoi film, le sue denunce sociali. Fenoglio con la sua partecipazione alla Resistenza e alla Liberazione e poi con la sua opera di scrittore e traduttore.

    Ma questi anniversari vengono celebrati in maniera assai diversa. In pompa magna, con tanto di convegni, mostre, dibattiti, paginate sui giornali, servizi televisivi e programmi radiofonici per Pasolini. Più in sordina, quasi soltanto nell’ Albese – sua terra natale – per Fenoglio. Nessuna voglia di rivalità o di mettere a confronto le due personalità, il valore culturale dei due: è soltanto una constatazione. Che lascia il tempo che trova. E deve magari stimolare il mondo intellettuale piemontese.

    Pasolini ottenne la sua consacrazione a Roma e – si sa – la Capitale è assai affezionata ai suoi figli, di nascita e di adozione. Addirittura si sono aperte le porte del Senato per un omaggio allo scrittore-regista, sottolineando l’ attualità del suo pensiero e delle sue denunce.

    Fenoglio, invece, è sempre rimasto legato alla sua Langa, alle sue colline. Cos’ hanno in programma Torino e la sua Regione per ricordare i 100 anni di uno dei suoi figli più illustri?. Magari se ne parlerà – en passant – al prossimo Salone del Libro. Ma fuori dai confini del Piemonte praticamente nulla. E dire che basta leggere qualche pagina dei suoi libri sulla Resistenza per cogliere la drammatica attualità di quelle parole, di quelle riflessioni. Proprio mentre scorrono in tivù le immagini terribili dall’ Ucraina.

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