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  • LO SCAFFALE: INDAGINE PARALLELA DI BALLACCHINO

    18 giugno 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2785

    Closeup of man using laptop in cafe grayscale

    Mi Chiamo Luca Moretti.

    Sì Moretti, come la birra di cui ho sempre una buona scorta in frigo e assieme alle patatine San Carlo e al kebab, sono gli alimenti base della mia alimentazione.

    Sono scapolo, e intendo rimanerci, o quasi.

    Sono un cronista di nera in un quotidiano cittadino, mestiere che mi consente di tenermi a margine degli eventi e avere il ruolo comunque centrale di spettatore narrante.

    Dimenticavo, sono asociale, e ho difficoltà a rapportami con i colleghi, con il mio direttore e, di fatto, con qualsiasi essere umano incroci il mio cammino. Ma anche con le istituzioni, con gli ambienti bene della mia città, e con molte altre cose, compresi i sentimenti.

    A grandi linee è questo l’ultimo personaggio nato dalla fantasia di Rocco Ballacchino: Luca Moretti è un outsider che racconta il suo incontro con il crimine nelle 282 pagine di Indagine parallela edito nella collana Giungla Gialla di Mursia.

    L’abitudinaria e solitaria esistenza del giornalista viene scombinata dall’arrivo di una lettera anonima, in cui viene richiesta la sospensione di un evento: l’opera Tosca al Teatro Regio, se lo spettacolo non sarà annullato, ci sarà un omicidio. Nella serata le note pucciniane si diffondono in teatro e l’alba sorge sulla città, rivelando il cadavere di una prostituta.

    Da lì una serie di ricatti e delitti turberà la vita cittadina e i sonni di Moretti, che assieme alla collega e compagna di piacevoli momenti tra le lenzuola, Donatella, darà il via alla sua personale indagine parallela.

    È un libro dal ritmo incalzante, dai colpi di scena inattesi, i personaggi sono ben delineati e ciascuno è protagonista comprimario. Torino, avvolta in un freddo polare è degno sfondo di inseguimenti e azioni mozzafiato.

    Con lo scorrere delle pagine Moretti cresce, cambia atteggiamenti, matura. Perseguitato dal serial killer e spaventato, inizia a guardarsi dentro e a mettere in discussione molti dei tratti più ruvidi e distintivi del suo carattere.

    Ballacchino ha cambiato registro, la sua voglia di sperimentare e di provare nuove strade, si è concretizzata in un romanzo piacevole, che lascia la porta aperta a un auspicabile proseguo.

    Ci va giù duro con i media, rivelando il pensiero di quello che è l’uomo comune, colui che vive al di fuori delle logiche di mercato e di stipendio, ma è il pensiero che il più delle volte sfugge agli addetti ai lavori. In indagine parallela sono riconoscibili parecchi giornalisti, televisivi e della carta stampata, cittadini e nazionali, personaggi reali che l’autore conosce e ha potuto osservare, divertendosi a cristallizzarli nero su bianco, con vizi e virtù.

    Patrizia Durante

     

    INDAGINE PARALLELA

    Rocco Ballacchino

    Ugo Mursia Editore

    Euro 17.00

     

     

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  • SALUTE E LAVORO SONO INCONCILIABILI?

    17 giugno 2021 • COSE NOSTRE • 2576

    CIMINIERE

    “Se rimane a lavorare ancora qualche mese in quella boita, lei ci lascia le penne…”.

    Risuonano ancora nelle mie orecchie le parole che il nostro medico di famiglia rivolse a mio padre che – sebbene cardiopatico – aveva trovato occupazione solamente in una piccola fonderia. Grazie all’ aiuto del parroco, mio papà fu assunto come bidello in una scuola media e visse ancora sereno per una trentina d’anni.

    Da sempre lavoro e salute sembrano – in questa nostra società – essere in conflitto. La storia dell’Acna di Cengio, negli Anni Settanta, ne è l’esempio lampante. Da un lato il pericolo di perdere il posto di lavoro degli operai, dall’altra la tutela dell’ambiente, del fiume e della Valle Bormida. Quel corso d’acqua era diventato uno scolo puzzolente e color catrame per gli scarichi dell’impresa chimica del Savonese: ci furono manifestazioni, scontri, battaglie durissime che parevano eterne, ma alla fine si trovò la soluzione e ora il Bormida scorre lento, con le acque limpide. Ma quanti morti di cancro si debbono contare in questi decenni…

    Sono passati 50 anni e le vicende dell’Eternit di Casale Monferrato o dell’Ilva di Taranto – con le ultime sentenze – dimostrano che nulla è cambiato sotto il sole.

    Pare impossibile far coincidere il lavoro con la tutela dell’ambiente e della salute di chi vive attorno alle fabbriche. È incredibile che, nonostante tutte le scoperte scientifiche, non si riesca ad avviare alcuni tipi di produzioni – per fortuna non tutte! – salvaguardando la vita dei cittadini. Siamo andati sulla Luna ma stiamo uccidendo la Terra.

    O forse è solo questione di investimenti. Produrre tenendo conto della sicurezza ambientale costa di più? Ma qualcuno ha fatto i conti sui costi del risanamento e soprattutto della salute della gente?

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  • FUNIVIA, AMIANTO, THYSSEN, SE COMANDA IL DIO DENARO

    10 giugno 2021 • COSE NOSTRE • 3131

    FUNIVIAMOTTARONE

    In quarant’anni di cronaca sulle strade del Piemonte ne ho viste tante. Ma non pensavo di arrivare a raccontare quel che è successo a Stresa. Persone che scientemente decidono di tenere in funzione una funivia, anche a costo di mettere a rischio la vita delle persone, solo per non perdere il guadagno di una giornata, o di un mese.

    L’inchiesta giudiziaria farà il suo corso. Per ora si indaga per omicidio e disastro colposo. Ma più che colposo (termine giuridico) io definirei quell’atteggiamento gravemente colpevole. Colpevole di aver venduto l’anima al diavolo, che in questo caso si chiama dio denaro. Se ci ripenso però è la stessa scelta disumana di chi spargeva nell’aria le fibre micidiali di amianto, di chi non ha fatto la manutenzione agli impianti della Thyssen, di chi non ha controllato i piloni e i tiranti del ponte Morandi. E l’elenco potrebbe continuare.

    L’ avidità è stata messa fra i 7 peccati capitali, anche se la si chiama avarizia. Però avidità è quel voler sempre di più, che spinge l’uomo – in questi casi – a fregarsene della sicurezza e della vita degli altri. “Tanto cosa vuoi che succeda…”. Impensabile che un ponte crolli, che il cavo di una funivia si spezzi. E invece… e noi ci troviamo a raccontare di sciagure, di tragedie. Casualità? Fato? Per favore, non parliamone più.

    Mai.

    Anche nei terremoti, nelle alluvioni, nelle valanghe e in altre calamità naturali. Non è la terra che si ribella: siamo noi che costruiamo case sugli argini dei fiumi, che non adottiamo le misure antisismiche, ecc.

    L’ unica causa naturale nella storia dell’umanità, forse, fu il meteorite che cadde sulla terra e provocò l’estinzione dei dinosauri. Per il resto è sempre conseguenza delle decisioni degli uomini che, spesso, dimenticano che tanto tutti faremo la stessa fine. E non sarà servito a nulla aver speculato per qualche migliaio di euro in più.

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  • I MIGLIORI TESTIMONIAL DEL TURISMO IN PIEMONTE

    3 giugno 2021 • COSE NOSTRE • 2276

    Vigneti-Langhe

    Una regione con una corona di montagne incantevoli e accoglienti? Il Piemonte. Una cucina formidabile, sfiziosa e ricca di prelibatezze? Il Piemonte. Laghi pieni di fascino, di tranquillità? In Piemonte. Un patrimonio di storia, di arte, di cultura da fare invidia a tante nazioni europee? Lo trovate solo in Piemonte. E si potrebbe continuare ancora con mille esempi.

    Sta per partire la stagione turistica estiva della rinascita e già vedo paginate di pubblicità sui giornali, nei manifesti in città, sulle tv. “Respira Trentino”, “Austria, paese d’ ispirazione” … Non so quanto questi slogan possano funzionare. Personalmente ho sempre scelto i luoghi per le mie villeggiature seguendo i consigli degli amici, e non in base ai poster. Così come per i ristoranti: lo spot migliore è il passaparola.

    Ora che siamo in sofferenza, dopo un inverno con le nostre montagne chiuse per lockdown, tutte le speranze di ripartenza sono legate alla prossima stagione turistica, quella estiva.

    E allora diventiamo testimonial del Piemonte.

    Facciamoci promotori di pubblicità, invitiamo amici, conoscenti, parenti e amici. E soprattutto cominciamo a scegliere – noi per primi – di trascorrere una giornata alla Reggia di Venaria, un week end sulle Alpi Marittime, facciamo un viaggio sulle linea ferroviaria Cuneo-Nizza-Ventimiglia che ha conquistato il primo posto fra i luoghi del cuore del Fondo Ambiente Italiano-Fai. Ho citato queste tre attrattive turistiche non a caso. Sono i luoghi da me scelti per servizi del programma Studio Aperto MAG e hanno riscosso un successo incredibile.

    Si continua con Langhe-Roero-Monferrato, con le Robiole di Roccaverano, con Barolo capitale delle Città del Vino 2021, con i dolci alla Nocciola. Una teoria infinita di località e di gusti da far impallidire la concorrenza.

    Non occorre aspettare campagne promozionali istituzionali, non basta affidarci ai voucher turistici. Il rilancio del Piemonte dipende da ognuno di noi. Infatti, dobbiamo essere noi i migliori testimonial di una regione bellissima, tutta da scoprire, valorizzare, ma soprattutto amare.

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  • RIFUGIO PIEMONTE, IN PIENO CENTRO A TORINO

    29 maggio 2021 • CINQUE SENSI • 3682

    rifugiopiemonte

    Volete mangiare alla piemontese in pieno centro a Torino? la risposta è Rifugio Piemonte in via dei Mercanti, quasi in via Pietro Micca.  Un misto fra una caffetteria tradizionale, una piola caratteristica, ma soprattutto un locale dove gli alimenti sono tutti di origine regionale controllata.

    Al massimo potrete trovare qualche piatto valdostano, ma per il resto solo cucina piemontese classica e rivisitata. Dalla carne cruda alla bagna caoda, dalla Finanziera alla Panissa, dagli gnocchi ai tajarin, dalla fonduta alla trippa… Insomma, il trionfo della cucina subalpina: gli antipasti e i dolci, passando per i classici primi, i secondi di carne e la fantasia di formaggi e  salumi. Per non parlare – ovviamente – dei vini, delle grappe, dei passiti, dei vermouth e degli amari. Tutti made in Piedmont…

    Aperto tutti i giorni dalle 11 alle 23, è un “rifugio”, appunto, dove coccolarsi e regalare a chi arriva da fuori regione un prelibato angolo di squisitezze. Qui si vivono le stagioni del Piemonte, quindi in autunno immancabile l’ offerta di tartufi e funghi nostrani, in inverno la polenta concia e i bolliti, in primavera e in estate le verdure a km zero, l’ insalata russa e quella di cappone, i tomini, il vitello tonnato.

    Marco Eugenio, il titolare, una vita vissuta nei locali torinesi, un cuore Toro, è sempre lì, pronto ad accogliervi nei suoi tavolini all’ aperto, nell’ isola pedonale di via dei Mercanti per regalarvi una full immersion nella cucina piemontese

    RIFUGIO PIEMONTE

    via dei Mercanti 18

    tel 011 2765696

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  • CHE GIOIA QUELLA PUNTURA

    27 maggio 2021 • COSE NOSTRE • 3256

    VACCINI

    Fin da bambino ho avuto paura delle siringhe, una vera e propria idiosincrasia verso le punture. “Questa volta te la faccio senza ago…” mi diceva l’infermiera, per rassicurarmi. E io – credulone – ero convinto fosse proprio così. Anche se poi avvertivo sempre dolore. Ricordo come un incubo la scatoletta metallica con la siringa messa a bollire sul fornellino a gas e il rumore della limetta che spezzava la fiala. Preludio alla stilettata.

    Oggi che sono cresciuto continuo a non avere un buon rapporto con le punture. Sono un donatore di sangue ma quando vado all’emoteca e sono steso sul lettino devo girare la testa dall’ altra parte e non vedere l’ago che entra nella vena. Altrimenti svengo.

    Che gioia, invece, l’altro giorno quando mi è arrivata la convocazione per il vaccino anticovid-19 e con quale orgoglio mi sono presentato al centro di Nole Canavese per la prima dose. Non sapevo quale mi avrebbero inoculato fino al fatidico giorno: quando mi è stato comunicato che era Astrazeneca… nessun problema. Avambraccio sinistro scoperto e puntura. Nessun effetto collaterale. Tutto ok. E adesso aspettiamo il 31 luglio per la seconda dose.

    Sono contento di essermi vaccinato e lo dico con orgoglio. L’ho fatto per la mia salute e per quella di chi mi sta vicino o di chi incontro per strada. Tutto il resto sono scuse. Sono balle. Chi non si vaccina è un vigliacco. Punto.

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  • VINO: NOVITA’ PER IL FREISA E IL CANELLI

    22 maggio 2021 • CINQUE SENSI • 3040

    Vigneti-Langhe

    «Il Freisa è un antico e nobile vitigno piemontese e la rimodulazione del suo disciplinare è un passaggio importante verso un nuovo orizzonte della sua valorizzazione» dichiara Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, a proposito delle decisioni del Comitato Nazionale Vini Dop e Igp sulla modifica del disciplinare del Freisa d’Asti Doc.

     I cambiamenti, che riguarderanno già le bottiglie della vendemmia 2021, possono essere sintetizzati in due punti: semplificazione e comunicazione. Un po’ per andare incontro al favore del mercato e, di conseguenza, per avere maggiori possibilità di raccontare un vino che rappresenta allo stesso tempo il Piemonte e il Monferrato. Un totale di circa 200 ettari coltivabili in quasi tutta la provincia di Asti, con particolare riferimento alla parte Nord-Ovest verso il Torinese, e una versatilità racchiusa nelle sue molteplici declinazioni: vino fermo, superiore, frizzante e spumante, con l’aggiornamento del disciplinare il Freisa si prepara a acquisire un volto nuovo e una nuova interpretazione, mantenendo radici ben piantate nella tradizione del suo riconoscibile carattere.

     Doc dal 1972, il Freisa ha origini antiche. Le sue tracce compaiono, per la prima volta, più di cinquecento anni fa in un documento riferito al territorio attualmente compreso tra i Comuni piemontesi di Pinerolo e Carmagnola.

    Novità anche per il Canelli che ha ottenuto il riconoscimento della docg.  L’approvazione e’ arrivata – informa Confagricoltura Piemonte – dal Comitato Nazionale Vini. Il Canelli docg si otterra’ da vigne coltivate col solo vitigno Moscato bianco nei comuni di Bubbio, Calamandrana,
    Calosso, Canelli, Cassinasco, Castagnole Lanze, Coazzolo, Costigliole d’Asti, San Marzano Oliveto, Moasca e Loazzolo in provincia di Asti e nei comuni di Camo, Castiglione Tinella, Cossano Belbo, Mango, Neive, Neviglie e Santo Stefano Belbo in provincia di Cuneo.
    Sono inoltre stati modificati – informa Confagricoltura – i disciplinari di produzione delle doc Freisa d’Asti e Barbera
    d’Alba e delle docg Gavi e Asti.
    “La docg Canelli – commenta Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – offrira’ nuovi stimoli per il miglioramento qualitativo a un gruppo di produttori in costante crescita, fortemente impegnato per la valorizzazione dell’identita’ territoriale del prodotto principe delle colline del Moscato”.

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  • SCAFFALE: DIO MI HA PRESO PER MANO DI ACCORNERO

    21 maggio 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2966

    Dio mi ha preso per mano

    Benito Cutellè è nato in Calabria ma ha vissuto gran parte della sua vita a Torino. Da ragazzo avverte la vocazione sacerdotale ed entra in Seminario ma, per vicende familiari, non può seguire gli studi e diventare prete. Si diploma ragioniere e poi – come tanti altri suoi coetanei – emigra al Nord in cerca di lavoro. Si sposa, fa carriera in banca, ma non dimentica la chiamata di Dio che aveva avuto da ragazzo. Si impegna in parrocchia, si occupa dei poveri, visita i malati e diventa diacono.

    Il libro di don Pier Giuseppe Accornero, sacerdote giornalista torinese, racconta la storia di questo “ragazzo del Sud” che si è lasciato “prendere per mano da Dio”.

    Leggere questo volume di 170 pagine è anche l’occasione per scoprire un universo di persone che ogni giorno si impegnano per diffondere la Parola di Dio, per aiutare chi fa più fatica, per collaborare con un clero sempre più anziano e numericamente esiguo.

    Oggi sono centinaia i diaconi che lavorano nelle parrocchie delle nostre città e soprattutto nei paesi. Una presenza spesso silenziosa quanto efficace per tenere in vita comunità cristiane, per aiutare i più poveri, per seminare un po’ di bene. E sappiamo tutti quanto bisogno c’è di persone come Benito.

    PIER GIUSEPPE ACCORNERO
    DIO MI HA PRESO PER MANO
    EFFATA’  EDITRICE
    15 euro

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  • MI FAI ANDARE DA BARBARA D’ URSO?

    20 maggio 2021 • COSE NOSTRE • 2575

    STUDITV

    Recentemente un ragazzo, affetto da una rara malattia genetica, mi ha chiesto aiuto per essere ospite alle trasmissioni di Barbara D’Urso, per raccontare la sua convivenza con questa difficile patologia e sensibilizzare l’opinione pubblica.

    “Come facciamo ad andare dalla D’Urso per lanciare un appello al ministro del lavoro Orlando?” mi hanno scritto i lavoratori di una grossa azienda, in crisi da anni e sul precipizio dei licenziamenti.

    Sono soltanto gli ultimi esempi delle tante analoghe richieste che mi vengono sistematicamente rivolte.

    Fino a poco tempo fa il desiderio era quello di finire su Striscia. Ora l’obiettivo è apparire nella vetrina della Barbarella nazionale.

    Non entro nel merito della qualità di questi programmi di cosiddetto infotainment televisivo. Sono invece incuriosito dalla risonanza che hanno assunto.

    Qualche anno fa, se volevi raccontare una tua vicenda personale, oppure denunciare un’ingiustizia, parlare della crisi della tua azienda, ti rivolgervi ad un avvocato, a un giornale, concedevi un’intervista ad un TG, aprivi una vertenza sindacale, ti appellavi a qualche associazione di consumatori, chiedervi aiuto a un prete…. Insomma, intraprendevi le canoniche vie per ottenere giustizia e visibilità.

    Oggi il tribunale popolare è quello di Barbara D’Urso, o di analoghi programmi RAI.

    Segno dei tempi? Mala tempora currunt…

    Ma non per colpa di Barbara D’Urso, ma perché le vie di denuncia, normali e ordinarie, hanno perso credibilità.

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  • QUANDO IL SANGUE FA PIÙ IMPRESSIONE

    13 maggio 2021 • COSE NOSTRE • 2716

    omicidio-carabinieri-300x225

    Da cronista ho seguito, da vicino, due recenti fatti di cronaca parecchio efferati. A Rivarolo l’anziano che ha ucciso moglie, figlio e due vicini di casa. Poi a Grinzane Cavour dove un gioielliere, all’ennesima rapina e vedendo minacciate moglie e figlia, ha sparato e ammazzato per strada due malviventi e ferito un terzo.

    Non entro nel merito delle inchieste giudiziarie scaturite da questi due fattacci. Gli inquirenti stanno lavorando alacremente per stabilire la verità.

    Quel che mi ha colpito è stata la partecipazione emotiva della gente. A Rivarolo, a cominciare dal sindaco, si sono radunate decine e decine di persone di fronte al condominio della strage, non per curiosità, ma per testimoniare l’affetto e la stima nei confronti delle vittime. “Qui non era mai accaduto un fatto così grave” ripetevano increduli.

    A Grinzane Cavour è l’intera comunità ad essere rimasta sconvolta. “Siamo con voi” recitava un cartello scritto a mano e affisso sulle serrande dell’oreficeria. “Pietà per le vittime, ma tutto il paese è solidale e vicino alla famiglia del gioielliere” ha detto, fin da subito, il sindaco Gianfranco Garau.

    Siamo abituati, ormai, alle scene di violenza, alle sparatorie che vediamo ogni sera in tivù, nei telefilm e nei telegiornali. Ma quando il sangue scorre davanti alle nostre case sembra che abbia un colore diverso, pare che ci colpisca con maggiore intensità. Forse non è un male. Vuol dire che non siamo ancora abituati e indifferenti

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