Da cronista ho seguito, da vicino, due recenti fatti di cronaca parecchio efferati. A Rivarolo l’anziano che ha ucciso moglie, figlio e due vicini di casa. Poi a Grinzane Cavour dove un gioielliere, all’ennesima rapina e vedendo minacciate moglie e figlia, ha sparato e ammazzato per strada due malviventi e ferito un terzo.
Non entro nel merito delle inchieste giudiziarie scaturite da questi due fattacci. Gli inquirenti stanno lavorando alacremente per stabilire la verità.
Quel che mi ha colpito è stata la partecipazione emotiva della gente. A Rivarolo, a cominciare dal sindaco, si sono radunate decine e decine di persone di fronte al condominio della strage, non per curiosità, ma per testimoniare l’affetto e la stima nei confronti delle vittime. “Qui non era mai accaduto un fatto così grave” ripetevano increduli.
A Grinzane Cavour è l’intera comunità ad essere rimasta sconvolta. “Siamo con voi” recitava un cartello scritto a mano e affisso sulle serrande dell’oreficeria. “Pietà per le vittime, ma tutto il paese è solidale e vicino alla famiglia del gioielliere” ha detto, fin da subito, il sindaco Gianfranco Garau.
Siamo abituati, ormai, alle scene di violenza, alle sparatorie che vediamo ogni sera in tivù, nei telefilm e nei telegiornali. Ma quando il sangue scorre davanti alle nostre case sembra che abbia un colore diverso, pare che ci colpisca con maggiore intensità. Forse non è un male. Vuol dire che non siamo ancora abituati e indifferenti
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