Fin da bambino ho avuto paura delle siringhe, una vera e propria idiosincrasia verso le punture. “Questa volta te la faccio senza ago…” mi diceva l’infermiera, per rassicurarmi. E io – credulone – ero convinto fosse proprio così. Anche se poi avvertivo sempre dolore. Ricordo come un incubo la scatoletta metallica con la siringa messa a bollire sul fornellino a gas e il rumore della limetta che spezzava la fiala. Preludio alla stilettata.
Oggi che sono cresciuto continuo a non avere un buon rapporto con le punture. Sono un donatore di sangue ma quando vado all’emoteca e sono steso sul lettino devo girare la testa dall’ altra parte e non vedere l’ago che entra nella vena. Altrimenti svengo.
Che gioia, invece, l’altro giorno quando mi è arrivata la convocazione per il vaccino anticovid-19 e con quale orgoglio mi sono presentato al centro di Nole Canavese per la prima dose. Non sapevo quale mi avrebbero inoculato fino al fatidico giorno: quando mi è stato comunicato che era Astrazeneca… nessun problema. Avambraccio sinistro scoperto e puntura. Nessun effetto collaterale. Tutto ok. E adesso aspettiamo il 31 luglio per la seconda dose.
Sono contento di essermi vaccinato e lo dico con orgoglio. L’ho fatto per la mia salute e per quella di chi mi sta vicino o di chi incontro per strada. Tutto il resto sono scuse. Sono balle. Chi non si vaccina è un vigliacco. Punto.
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