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  • CENTOMILA VITTIME, UN NUMERO INCREDIBILE

    25 marzo 2021 • COSE NOSTRE • 2673

    bergamo

    Prendete gli abitanti di Alba e metteteli insieme con quelli di Asti. Incrociate le dita per immaginare che, in seguito a una catastrofe naturale, vengano spazzate via tutte le persone che vivono in quelle due città. È il numero delle vittime in un anno di pandemia Covid, in Italia. I contagiati più di 3 milioni, quasi come tutti gli abitanti del Piemonte.

    Rende l’idea? Il problema è che ci siamo abituati al triste e quotidiano rituale delle cifre.

    Quante volte ci è capitato sentire: “ieri solo 332 morti”. Solo? Non possiamo accettare di sottostare a questo freddo e anonimo elenco di numeri.

    Occorre immedesimarsi nella realtà che, in un solo anno, hanno perso la vita tante persone quanti gli abitanti di Asti e di Alba, messi insieme. E dietro ognuno di loro c’era una vita, un nome, un insieme di affetti, legami, speranze, futuro.

    Un aumento dei morti del 21 per cento a Torino nel 2020. Secondo i dati rilevati dalla società di proprietà comunale che gestisce i cimiteri, la crescita di decessi, e quindi sepolture, tra prima e dopo l’inizio della pandemia da Covid-19, è di 2678 unità: si è passati infatti da 12642 decessi nel 2019 ai 15320 registrati nel 2020.

    La triste teoria dei numeri sembra lasciarci indifferenti. Sembriamo preoccupati solo dal poter uscire nei week end, andare o meno al ristorante, riaprire le scuole, ricevere i ristori, procedere con i vaccini. Tutte problematiche importanti, per carità! Ma non possiamo accantonare 100mila vittime: sono una cifra spaventosa.

    Da rabbrividire. Non possiamo archiviare quelle vite, come semplice statistica.

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  • SIAMO MESSI COME UN ANNO FA

    18 marzo 2021 • COSE NOSTRE • 2416

    TUTTOBENE

    Qualche giorno fa mio figlio Tommy ha compiuto 25 anni. Nessuna festa, solo un pranzetto con i genitori. Inutile dire che era abbacchiato: “E’ un anno che non faccio una partita a pallone con gli amici, che non posso trascorrere una serata in santa pace in birreria…”.

    “Succede anche a me, a tutti” ho risposto”. “Scusa pà, ma è un po’ diverso. Tu hai 62 anni e, credo, poco cambi da un anno all’altro, invece i miei 25 anni non torneranno mai più”. Che dire? Ha perfettamente ragione.

    Siamo tornati a un anno fa. Pasqua e Pasquetta chiusi in casa, impossibilitati a uscire dal proprio comune, con gli studenti a casa a fare didattica a distanza. Variante o non variante: non è cambiato nulla. Ci hanno detto di indossare le mascherine, di lavarci spesso le mani, di non abbracciarci. La grandissima maggioranza degli Italiani si è attenuto alle regole (esclusi i soliti imbecilli). Risultato? Sembra tutto come nella primavera 2020. Tranne che adesso non diciamo che “andrà tutto bene” e non usciamo sui balconi a cantare.

    Non faccio colpe a questo o a quel governo. Mi sembra che il resto del mondo sia nelle nostre stesse condizioni.

    La realtà è che questo anno 2020-21 non lo abbiamo vissuto. Siamo a malapena sopravvissuti. E scusate se è poco.

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  • SCAFFALE: UNA RABBIA SEMPLICE DI DAVIDE LONGO

    12 marzo 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2897

    Una rabbia semplice

    Ma se voi decideste di scrivere un romanzo giallo affibbiereste al vostro commissario il nome di Arcadipane? E lo fareste accompagnare da una cane con sole tre zampe? E, ancora, se avesse un vizio, gli fareste mangiare in maniera compulsiva caramelle sucai?

    Come sono lontani i tempi di Simenon che per scegliere i nomi dei protagonisti dei suoi romanzi si affidava all’ elenco telefonico per individuare quelli più normali, semplici, ordinari e se doveva disegnarli con qualche vizio metteva loro una pipa in bocca o un appetito pantagruelico.

    E invece il giovane Davide Longo, torinese di 50 anni nato a Carmagnola, sceglie la strada del paradosso, quasi dell’ assurdo, per narrare la nuova indagine del commissario Arcadipane. Eppure dall’ apparenza di un semplice caso di pestaggio di una donna fuori dalla stazione della metropolitana di Torino (con il presunto colpevole subito rintracciato), si dipana una trama che ci porta dall’ isola pedonale della Crocetta fino alla malga in una sperduta valle cuneese. Arcadipane ha 55 anni, un matrimonio fallito alle spalle e un futuro che non promette granchè: non ha il fascino di Rocco Schiavone nè di Montalbano, però non puoi non seguire i  suoi sforzi, i suoi fallimenti, la sua fatica di vivere. Forse perchè – come scrive Alessandro Baricco nella presentazione – “sono l’ invenzione del poliziesco piemontardo che Davide Longo scrive da Dio… E la cosa che mi secca è che le storie di Arcadipane non le ho scritte io”.

    DAVIDE LONGO

    UNA RABBIA SEMPLICE

    EINAUDI

    18 euro

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  • A SCUOLA FINO A LUGLIO?

    11 marzo 2021 • COSE NOSTRE • 2667

    SCUOLA

    Lo aveva accennato il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Hanno poi ripreso la proposta altre forze politiche e subito si è sollevato il polverone.

    Per i nostri studenti è indispensabile recuperare il tempo perso in questo anno di lockdown con lezioni interrotte o sospese, con la didattica a distanza che funziona a singhiozzo: indispensabile tornare sui banchi anche al pomeriggio, al sabato e magari prolungare l’ anno scolastico fino a fine giugno.

    Apriti cielo. Sono subito insorti i sindacati, gli insegnanti, i presidi. Impossibile. Impossibile lavorare anche nelle ore pomeridiane o al sabato. D’estate nelle aule fa caldo, non c’è l’aria condizionata.

    Ricordate Anita, la ragazzina torinese che quest’ inverno si metteva sul marciapiede a seguire le lezioni per protesta, perché voleva tornare a scuola e rifiutava la didattica on line? Nei giorni scorsi ha scritto sul suo profilo social: ” Preferisco la classe alle vacanze, abbiamo perso troppo tempo” E’ stata inondata da un mare di insulti. “Fatti curare, mandiamola a pulire i bagni, disagio, assistenti sociali, malattia mentale”, solo per citarne alcuni, fra i più gentili.

    Ebbene io so no sempre andato a scuola al pomeriggio, al sabato e il caldo nelle classi, in estate, non mi sembra possa spaventare ragazzi nel fiore degli anni giovanili.

    Sono state perse migliaia di ore di lezione, di interrogazioni, compiti in classe, lavori di gruppo. Cosa vogliamo fare?

    Continuiamo con questo lassismo che creerà una generazione di studenti senza basi culturali, senza socializzazione, senza rapporto diretto con l’ apprendimento?

    Per queste e tante altre ragioni sono d’accordissimo con il prorogare questo anno scolastico – se la pandemia lo consentirà – fino a luglio, con lezioni pomeridiane, con istituti aperti al sabato. Basta con soluzioni estemporanee quanto ridicole tipo i banchi con le rotelle: è ora d i tornare davvero a sudare sui banchi di scuola.

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  • CHE VOGLIA DI CINEMA

    4 marzo 2021 • COSE NOSTRE • 3169

    sala-cinematografica

    In quest’ultimo anno, cioè dall’inizio del lockdown, avrò visto quasi 200 film. Ogni sera, non potendo uscire per incontri, cene, riunioni, ci troviamo sul divano, io e mia moglie, e diamo sfogo alla nostra cinemania. Una comoda visione di qualcuno dei tanti film messi in registrazione.

    Polizieschi, storie d’amore, biografie, avventura, fantasy, western…Di tutto un po’.

    Ma propria questa scorpacciata di film in tivù mi sta facendo crescere, giorno per giorno, la voglia di tornare al cinema. Inteso come sala cinematografica, sia piccola, sia d’essai, sia multisala. La tv non mi basta più. Non so quando sarà possibile, dipende dall’andamento della pandemia e dalle scelte del governo.

    Non mi importa delle code alle casse, delle resse per trovare posto, dei soliti ritardatari che ti fanno alzare per farli passare, dei vicini rumorosi, che chiacchierano anche durante la proiezione, di quelli che mangiano rumorosamente pop-corn…. Mi manca il grande schermo, il suono dolby o superstereo, i colori ben definiti, gli attori in primo piano che ti guardano negli occhi, le risate e le emozioni vissute collettivamente, insomma… tutta la magia della Settima Arte.

    Il lockdown ha bloccato o interrotto anche migliaia di produzioni cinematografiche, milioni di persone sono senza lavoro, i gestori delle sale sono molto più preoccupati… anche per tutte queste ragioni non vedo l’ ora di correre al cinema e farmi un’overdose di film.

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  • ARDUINO, L’ AMARO DEL CANAVESE

    27 febbraio 2021 • CINQUE SENSI • 4540

    amaroarduino

    Il Consorzio operatori turistici Valli del Canavese da qualche anno offre un nuovo prodotto: “Arduino, l’amaro delle Valli del Canavese”, un amaro realizzato con le erbe di montagna delle Valli del Canavese:  assenzio, genziana, rabarbaro, tanaceto, sambuco, camomilla, genepy e con un tocco esotico di vaniglia e cardamomo (che peraltro erano ingredienti già usati anche nella cucina medievale).

    Dopo diverse sperimentazioni e grazie all’esperienza di un produttore di genepì, si è  arrivati al giusto mix tra amaro e dolce, con una carica alcolica di 30°.

    L’amaro, dal marchio registrato, è stato chiamato Arduino, il nume tutelare del Canavese, marchese d’Ivrea e Re d’Italia, personaggio storico vissuto intorno all’anno Mille, carissimo ai canavesani di ieri e di oggi e unico “simbolo” sotto il quale si riconosce sia il Canavese occidentale, sia l’Eporediese.

    “Arduino” lo trovate presso tutti i soci del Consorzio operatori turistici Valli del Canavese (vedi www.turismoincanavese.it o la app InCanavese per elenco).

     

     

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  • LO SCAFFALE: CANTINE D’ ITALIA 2021

    26 febbraio 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2686

    Cantine Italia

    790 cantine selezionate, 235 “Impronte d’ Eccellenza”, 4350 vini segnalati, circa 1500 indirizzi utili per mangiare e dormire. Tutto questo è La Guida alle Cantine d’ Italia 2021 che anche quest’ anno ci viene presentata dall’ Associazione Go Wine.

    Non si tratta di una guida tradizionale dei vini come le tante che circolano in libreria. Questo è un vero e proprio vademecum per l’ enoturista, cioè per quel turista che partendo dalla cantina va alla scoperta di un territorio, dei suoi prodotti, dei suoi panorami, della sua gente. E proprio per questo il volume di quasi 500 pagine è arricchite da nove interviste a uomini e donne del vino del calibro di Francesco Moser, Remo Falconieri, Stefano Pizzamiglio e Ornella Molon Traverso.

    La guida vera e propria ci racconta il sito (cioè il luogo dove si trova la cantina), l’ accoglienza (con agriturismi, B&B, ristorazione) e infine il vino. Una guida quindi che preferisce la narrazione perché raccontando la cantina si descrivono tutte le vicende che circondano il mondo del vino.

    Il Piemonte è ovviamente ai vertici della Guida con oltre 130 cantine recensite e ben 43 Impronte Go Wine, cioè massimi riconoscimenti per l’ esperienza enoturistica. Ma poi ci sono tutte le regioni italiane perché la vite si coltiva ovunque nel nostro Paese. E proprio partendo dalle cantine (tutte recensite con esperienza diretta dei soci Go Wine) si parte per un viaggio alla scoperta di valli, colline, terreni, borghi, villaggi. E non manca nemmeno la rubrica “Bere bene in città” con suggerimenti di enoteche, osterie, ristoranti, trattorie e mescita dei migliori vini.

    Patrizia Durante

     

    CANTINE D’ ITALIA 2021

    GO WINE EDITORE

    18 euro

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  • MATILDA, MEGLIO UN INNOCENTE IN CARCERE O UN COLPEVOLE LIBERO?

    25 febbraio 2021 • COSE NOSTRE • 2809

    MATILDA

    La Corte di Cassazione ha posto la parola fine all’incredibile e assurda vicenda giudiziaria legata alla morte di Matilda. Quando l’11 luglio del 2005 arrivai a Roasio, paesino in provincia di Vercelli, sembrava tutto chiaro: era morta una bimba di neppure due anni, Matilda.

    Uccisa da un calcio alla schiena che le aveva spappolato gli organi interni.

    In quella casa, con la piccola, c’erano la mamma Elena Romani e il suo compagno Antonio Cangialosi. Nessun altro. Quindi si sarebbe trattato solo di stabilire chi dei due aveva sferrato il calcio mortale.

    Dopo 16 anni, invece, la giustizia italiana ha sancito che nessuno è condannabile per quell’ omicidio. Elena Romani accusa Antonio Cangialosi. Antonio Cangialosi dà la colpa a Elena Romani. Non essendo possibile stabilire chi dice la verità, 16 anni di indagini, processi, ricorsi, riapertura indagini, archiviazioni e assoluzioni, sono stati inutili. Anzi, sono serviti a sancire che non ci sono colpevoli.

    O Matilda si è suicidata con un calcio alla schiena, oppure in quella casa è sceso un alieno che ha commesso l’infanticidio!

    Oggi Matilda avrebbe 18 anni, e invece la sua vita è stata stroncata a 22 mesi da Elena o Antonio, questo è certo, ma nessuno pagherà.

    Torna il vecchio dilemma: meglio un innocente in carcere o un colpevole in libertà? Io non so rispondere a questa domanda da far tremare i polsi. Certo è che se ripenso a quell’afoso pomeriggio del luglio di 16 anni fa, allo strazio di quel corpicino inerme, mi prende uno scoramento, una sfiducia, un nodo alla gola e un groppo allo stomaco che …avrei voglia di spaccare tutto.

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  • CHE BRUTTO MORIRE DA SOLI

    18 febbraio 2021 • COSE NOSTRE • 2235

    cimitero

    Bruna ha visto suo papà l’ultima volta il giorno di Natale: hanno pranzato insieme poi il malore, il trasferimento in ospedale, il Covid e, una settimana fa, il decesso. Franca, quando suo marito si è sentito male, ha chiamato l’ambulanza: i sanitari hanno diagnosticato “sospetto ictus”, ospedale, Covid, la morte e la sepoltura. Bruna e Franca non hanno potuto nemmeno vedere i corpi dei loro cari. Sono stati avvolti in un lenzuolo, messi in una bara chiusa e consegnati per i funerali.

    E’ uno degli aspetti più devastanti di questa pandemia. Devastante per chi se ne va. Morire da soli, senza il conforto dei congiunti, degli amici, dei figli, dei parenti deve essere davvero terribile. Patire la perdita di un marito, di un genitore, di un amico senza un ultimo commiato è profondamente ingiusto, inaccettabile. Bruna mi ha detto: “Mio papà ha vissuto la sua vita, era anziano, malato, mi aspettavo la sua dipartita. Ma non riesco a darmi pace: non l’ho più potuto vedere da Natale”.

    Cesare Pavese la pensa diversamente: “Inutile piangere. Si nasce e si muore da soli” scrive nel romanzo “La casa in collina”. Ma ogni volta che ripenso a mia mamma, mancata quasi 5 anni fa, la mia vera consolazione è ricordare che quando è salita in Cielo io ero accanto a lei, la stringevo e la abbracciavo forte.

    Non ci sono solo le colonne di camion militari che nella notte portavano via le bare da Bergamo: ricordate? Un anno fa. Ogni persona che, in questi mesi, chiude gli occhi in un ospedale, è da solo. Senza il conforto di nessuno. E i parenti lo sapranno solo attraverso una fredda telefonata. INGIUSTO!

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  • SCAFFALE: ROSA LA BELLA DEL RE DI RICCIARDI

    12 febbraio 2021 • LUOGHI E LIBRI • 2397

    Rosa

    Consigliato a tutti coloro che si sono appassionati e commossi per le storie d’amore regali di Grace Kelly e Ranieri di Monaco, Kate e il Principe William, Felipe di Spagna e Letizia Ortiz. Anche noi in Italia abbiamo avuto una grande e romantica fiaba d’amore e passione. Quella fra Vittorio Emanuele e Rosa Vercellana, per tutti la Bela Rosin.

    E Gian Mario Ricciardi, giornalista di razza, in questo volume, appena edito da Priuli e Verlucca, ci racconta il travolgente legame fra il ventisettenne rampollo di casa Savoia e questa donna che parlava solo piemontese, figlia del popolo, che non sapeva né leggere né scrivere ma che divenne prima amante e poi moglie morganatica del re d’Italia, al punto che Vittorio Emanuele II le concesse i titoli di Contessa di Mirafiori e Fontanafredda.

    Una “regina mancata”, carina ma non bellissima, buona, affabile, generosa, per il re soprattutto dolcissima. Legati per tutta la vita da quell’incontro del 1847 nel castello di Racconigi quando scattò il classico – ma questa volta vero – colpo di fulmine. La Bela Rosin aveva solo 14 anni, lui 27: i loro sguardi si incrociarono e fu amore a prima vista. Lei seppe stargli accanto per tutta la vita, strappandolo spesso alle luci del Regno, mettendogli le pantofole la sera, coccolandolo, non chiedendo mai nulla in cambio, ma soprattutto amandolo e proteggendolo.

    Ebbero anche due figli, Vittoria ed Emanuele, cresciuti nelle varie tenute reali della Mandria, di Pollenzo, di Fontanafredda e di Sommariva Perno, qualche volta anche al Palazzo Reale di Torino; pochi amici e tanti personaggi come Cavour che si misero di traverso (Vittorio Emanuele II provò più volte a sposarla, ma trovò sempre un ostacolo proprio nel conte Cavour).

    Un libro da leggere tutto d’un fiato, che ci fa viaggiare tra la Storia (con la esse maiuscola) e questa storia d’amore di quella che è “l’ultima fiaba d’Italia”. Senza ombra di dubbio

    ROSA, LA BELLA DEL RE

    Gian Mario Ricciardi

    Priuli e Verlucca Editore

    14 euro

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