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  • LO SCAFFALE: DOPPIO SILENZIO DI FARINETTI

    23 ottobre 2020 • LUOGHI E LIBRI • 2517

    Gianni Farinetti Doppio Silenzio

    Cosa ci fa uno scrittore che vive in Alta Langa a Palermo? “Resta affascinato da quel luogo sontuoso e insieme decadente” proprio come Sebastiano Guarienti, il protagonista di “Doppio silenzio” l’ ultimo romanzo di Gianni Farinetti.

    Al di là della trama, dei personaggi, dei dialoghi, degli intrecci… dalle 173 pagine del libro esce il respiro, il profumo, gli aromi e gli odori del capoluogo siciliano.  Filtrati dalle narici di chi vive sulle aspre colline piemontesi. Ne esce il ritratto disincantato di una città piena di contrasti, di palazzi semiabbandonati o addirittura diroccati dove viene rinvenuto un cadavere. Ma anche una festa di matrimonio dove i personaggi sembrano appena trasmigrati dal “Gattopardo” nel romanzo di Farinetti.

    “Perchè questa città mi prende così?” si chiede il protagonista guardando dal finestrino del taxi lo sfilare delle villette abusive sul lungomare del Golfo di Carini. E da solo si dà la risposta: “Succede da sempre. Fin da quando era piccolo e ci era venuto per la prima volta con i suoi in vacanza”.

    Così Palermo, pagina dopo pagina, diventa la vera protagonista del libro, più di Sebastiano, di Diego e della sorella Giulia, della principessa Consuelo Basco-Fuentes, di Giovanni perchè in quelle vie, fra le stanze di quei palazzi riemergono i ricordi di un amore mai dimenticato.

    GIANNI FARINETTI

    DOPPIO SILENZIO

    MARSILIO EDITORE

    14 euro

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  • ALLUVIONE: RIFLESSIONI, ELOGI E TIRATE D’ ORECCHI

    22 ottobre 2020 • COSE NOSTRE • 3041

    limone-piemonte-1

    E’ passato un po’ di tempo dall’ alluvione che ha colpito il nostro territorio. Ho volutamente aspettato a scriverne per lasciar decantare le emozioni, per evitare di cadere nella trappola del commento immediato. Adesso però qualche riflessione va fatta, qualche sassolino dalla scarpa (oltre al tanto fango) bisogna toglierselo

    1. Ho seguito come cronista tutte le alluvioni che hanno flagellato il Piemonte, ricordo bene quelle del 1994, del 2000, del 2008, del 2019 e quest’ ultima.  Barbara, una brava collega di TargatoCN, l’ altro giorno a Limone mi ha chiesto: “Non ci si abitua mai a queste immagini?”. La risposta è no. Non ci si abitua mai. E’ sempre un dolore, una sofferenza vedere, trasmettere, raccontare queste situazioni di disperazione. L’ ondata di acqua e di fango è terribile, entra dappertutto e distrugge ogni cosa. Non te la togli di dosso e nemmeno dai pensieri che diventano incubi.
    2. Encomiabile l’ opera, il lavoro di tutti. Li hanno chiamati gli angeli del fango. Vedere giovani e anziani con le pale, i badili, le scope che – senza sosta – cercano di dare una mano è sempre commovente. La vera forza del nostro Piemonte.
    3. Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia, Volontari AIB e tanti altri (non vorrei dimenticare nessuno) hanno mostrato una professionalità e una capacità di intervento straordinarie. Se il bilancio di vite umane, questa volta, è stato contenuto è grazie al loro immediato intervento con la chiusura di strade, ponti; con l’ evacuazione di case e frazioni. Non siamo più al tempo dei fax, oggi il nostro sistema di intervento è davvero all’ avanguardia
    4. Occorre, però, incrementare la prevenzione e la manutenzione. La pioggia caduta in 12 ore sul Piemonte è stata certamente eccezionale: “mai vista ‘na roba così” mi ha confidato un 90enne di Limone. Ma se non teniamo puliti i boschi, se non draghiamo i letti dei fiumi e dei torrenti, se non rinforziamo gli argini e i bastioni delle strade… quel che è successo accadrà di nuovo
    5. E qui vengono le dolenti note. Il ministro dell’ ambiente, il grillino Sergio Costa, si è permesso di dire che “i soldi ci sono, sono i sindaci che non li sanno spendere”. Persa un’ altra occasione per tacere. In tutte queste situazioni di allarme e di alluvione gli amministratori del Piemonte, a partire dal governatore Cirio per finire con tutti i sindaci, sono sempre stati in prima linea, quasi 24 ore su 24, con una perfetta conoscenza del territorio e pronti ad ogni tipo di aiuto e di intervento. Se Costa, anziché starsene chiuso dentro i suoi uffici ministeriali a blaterare, fosse venuto sul posto, a rimboccarsi le maniche e a dare una mano, avrebbe evitato l’ ennesima brutta figura che, da queste parti, oggi, ha il sapore della beffa.
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  • ANCORA MORTI PER I CINGHIALI. ADESSO BASTA!!!

    15 ottobre 2020 • COSE NOSTRE • 3437

    cinghiale

    Gli ultimi in ordine di tempo sono due giovani di 32 e 39 anni a Biandrate, sulla Voltri -Sempione. L’altra notte, di fronte alla loro auto due grossi cinghiali, addirittura in autostrada. Impatto inevitabile, vettura fuoristrada. Bilancio tragico.

    I cinghiali sono ormai una  vera emergenza. Sono più di 2 milioni in Italia. Non solo distruggono campi e coltivazioni con danni enormi all’ agricoltura, ma sono un pericolo sulle strade di campagna, sulle provinciali  e financo su statali e autostrade. Nel nostro Paese sono 10mila, ogni anno, gli incidenti provocati da animali sulla carreggiata e l’anno scorso le vittime furono una quindicina. Nel solo Piemonte più di 1100 incidenti l’ anno provocati da cinghiali, caprioli e altri animali selvatici.

    Il 60 per cento degli italiani dichiara di aver paura dei cinghiali, il 48 per cento non abiterebbe in una zona infestata da questi suini selvatici, l’ 80 per cento ritiene che l’emergenza cinghiali vada affrontata con piani di abbattimento affidati a personale specializzato.

    In ogni caso è  giunto il momento di agire  anche con intervento di sterilizzazione massiccia perché  negli ultimi 10 anni i cinghiali sono raddoppiati, da uno a due milioni.

    Cosa aspettano le autorità preposte  a intervenire? Che i cinghiali arrivino nelle nostre case? Accadrà presto, in fondo in città ci sono già.

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  • SCAFFALE: FUORI DAL CORO DI BALLARIO

    9 ottobre 2020 • LUOGHI E LIBRI • 3263

    Fuori dal coro Ballario

    Cos’ hanno in comune Brigitte Bardot e Gigi Meroni? Steve Mc Quenn e Cesare Pavese? Emilio Salgari e Ciccio Franco?

    Lo scoprirete nel volume di Giorgio Ballario “Fuori dal coro”. Una sorta di dizionario biografico di persone anticonformiste del XX secolo: artisti, atleti, cineasti, giornalisti, scrittori, politici considerati “eretici, irregolari, scorretti”, come recita il sottotitolo.

    Nessuno schieramento, il giornalista scrittore (è tra i fondatori del collettivo Torinoir) Giorgio Ballario non fa scelte di parte: da osservatore distaccato racconta la vita e quelle scelte che ai personaggi descritti sono costate posizioni difficili, a volte anche incoerenti, e non sempre di successo. Un unico filo conduttore: quello di aver condotto una vita controcorrente. alcuni sono stati degli eroi, altri dei martiri, altri ancora quasi degli asceti; alcuni sono anche dei disadattati e dei mezzi matti. Nessuno però è un approfittatore.

    Una cinquantina di personaggi, più o meno famosi, che hanno lottato per non essere come gli altri. E così Adriano Olivetti per alcuni è un mecenate, un visionario, un illuminato mentre per altri è semplicemente un utopista, un sognatore, un paternalista. Edith Piaf nasce per strada, con un poliziotto che aiuta la mamma a partorire e la sua vita sarà sempre in salita. Lo scrittore montanaro Mauro Corona, invece, viene abbandonato dalla madre quand’ era ancora bambino. E Gianni Brera nell’ 82 portò a compimento un voto fatto prima dei Mondiali, andare a piedi da casa fino a un famoso santuario mariano lombardo e si fece fotografare scalzo e con abito penitenziale mentre sale il sagrato della chiesa.

    Aneddoti, curiosità, episodi, biografie… tutte verificate da buon cronista qual è Giorgio Ballario per conoscere meglio il mondo di chi è abituato a cantare fuori dal coro.

     

    GIORGIO BALLARIO

    FUORI DAL CORO

    ECLETTICA EDIZIONI

    16 euro

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  • LA LUNGIMIRANZA DEL SIGNOR EGIDIO

    8 ottobre 2020 • COSE NOSTRE • 2676

    egidio_invernizzi

    Mi è  capitato negli anni passati di seguire, per lavoro, funerali di personaggi importanti e famosi. Come dimenticare l’ interminabile coda di persone su per le rampe del Lingotto per dare l’ ultimo saluto all’ Avvocato Gianni Agnelli. E l’ intera città  di Alba traboccante di gente per i funerali di Michele Ferrero.Nei giorni scorsi ho partecipato a Moretta alle esequie di  Egidio Invernizzi, il fondatore di Latterie Inalpi.

    Certamente un nome meno conosciuto rispetto ad Agnelli o Ferrero, ma quel che  mi ha colpito è stato vedere centinaia e centinaia di volti commossi, molti rigati dal pianto, tanti indossavano la felpa aziendale con lo stemma Inalpi. Quindi dipendenti.

    Mischiati fra loro, visi rugosi di allevatori, i conferitori di latte. Ma anche giovani sportivi con le tute sponsorizzate Inalpi. E ragazzi di colore inseriti nei progetti di integrazione e lavoro.

     Non erano lì per obbligo né per dovere di rappresentanza. Erano di fronte a quel cimitero per dire grazie a un uomo che negli Anni Sessanta lasciò la Valsassina, in Lombardia, per venire  a  Moretta, fra il Torinese e il Cuneese, e aprire prima un piccolo capannone divenuto poi un grande stabilimento con una torre di sprayatura del latte. Oggi una delle più grandi industrie  lattiero-casearie d’ Italia.
     Un imprenditore che è  cresciuto nel rispetto del territorio dando lavoro e  ricchezza senza dimenticare la solidarietà, l’ aiuto ai giovani e allo sport. Non parliamo di un filantropo, certamente un uomo che ha creato un’ industria solida e  ricca, ma senza spolpare i luoghi dove si è  insediato. Come è accaduto in altre zone del Piemonte, vedasi il Canavese con i suoi vampiri
     Un grande esempio ma anche un forte monito per i figli che oggi guidano Inalpi. “Buongiorno signor Egidio” così  lo salutavano i dipendenti incontrandolo in azienda, diventata piano piano la loro seconda casa, la seconda famiglia. Quello è  il segreto del successo. Lavorare con valide persone, non subalterni ma collaboratori.
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  • QUANTA ACQUA SPRECHIAMO

    1 ottobre 2020 • COSE NOSTRE • 3207

    po secca

    Non c’ è niente di meglio nelle giornate calde che bere un bel bicchiere d’ acqua fresca…Già l’ acqua, un tema che è tornato fortemente d’ attualità. 
    E quella dell’ acqua sarà la grande sfida del futuro. Secondo alcuni studi nel 2030 il 47% della popolazione mondiale vivrà in aree con problemi di scarsità idrica.
    Ma non è solo questione di mutamenti climatici, molto dipende anche dall’ uso che ne facciamo. Bastano alcuni dati. Un essere umano per sopravvivere ha bisogno di 4 litri di acqua al giorno. Ovviamente ne usiamo molta di più: il consumo medio quotidiano di una famiglia italiana si aggira attorno ai 165 litri, cioè circa 40 litri a testa. E la situazione idrica complessiva si fa ancora più critica: la quantità di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi è pari a 132 miliardi di metri cubi l’anno, 6.309 litri pro capite al giorno.
    Dipende soprattutto dalle nostre abitudini. Abbiamo aumentato i consumi di carne (una bistecca da 3 etti costa 4 mila litri di acqua) ma siamo anche passati dal pollo ruspante al wurstel, dalla ricotta con latte di pecora al pascolo ai latticini provenienti da allevamenti intensivi che ovviamente consumano molta più acqua. L’Italia è al vertice dei consumi pro capite, dopo Stati Uniti, Canada e Australia.
    Il 70% dell’oro blu viene impiegato in agricoltura, il 20% dall’industria e il 10% per uso domestico. E non si può dimenticare che la nostra rete idrica è fra le peggiori fra tutte le nazioni industrializzate: per ogni litro d’ acqua che viaggia nelle nostre tubature, più di un terzo va disperso.
    Dati allarmanti…forse. Ma è meglio pensarci durante le interminabili docce che facciamo ogni giorno, quando lasciamo i rubinetti aperti per andare a rispondere al telefono, quando anziché innaffiare i nostri vasi sul balcone li facciamo diventare piante acquatiche…

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  • LO SCAFFALE: ALICE BASSO E IL MORSO DELLA VIPERA

    25 settembre 2020 • LUOGHI E LIBRI • 3184

    Il morso della vipera Basso

    Come ho scritto ad Alice Basso, sono davvero contenta che sia diventata cittadina torinese e che abbia deciso di farne la città d’adozione in cui ambientare i suoi romanzi. Di fatto mi sarebbe spiaciuto leggere Il morso della vipera con lo sfondo di Milano o Roma, città che adoro, per carità, ma che, a mio parere, non rendono il clima di diffidenza, di allerta e di riserbo tipicamente sabaudi, al regime fascista, anche in un anno ancora incerto come il 1935, epoca in cui la dittatura non aveva ancora svelato il suo lato più duro e oscuro.

    Infatti, proprio nel XIII anno dell’Era Fascista, Anita Bo, protagonista incontrastata di questo romanzo, ci spalanca le porte della sua vita e ci catapulta in un mondo diverso, che alcuni lettori hanno vissuto, altri ritroveranno legato ai racconti dei nonni e altri ancora non conoscono affatto per mera questione anagrafica.

    Anita è il prototipo della ragazza italiana anni ‘30: una bella brunetta, con grandi occhi e le curve al punto giusto, dattilografa, figlia della media borghesia, con aspettative limitate a un buon matrimonio e una piccola truppa di pargoli da accudire, crescere ed educare. D’altronde, se sei bella, a cosa puoi aspirare? Ma nel momento in cui Corrado, di cui è innamorata, le chiede di intraprendere la strada per realizzare il suo sogno, qualcosa si inceppa e la ragazza risponde con una frase inattesa: “Ti sposo, ma prima voglio lavorare”.

    E proprio quella frase, semplice ma determinante, cambierà il percorso della vita di Anita, ma anche la sua percezione della realtà, le aprirà il mondo della cultura e le farà scoprire la potenza delle parole, in un’epoca dove, le parole stesse, sono piegate alle esigenze e alla volontà del Regime.

    La bella dattilografa si ritroverà coinvolta, anche emotivamente, nella soluzione di un giallo, un delitto irrisolto, l’accompagnerà nell’avventura Sebastiano Satta Ascona, traduttore e autore, nella casa editrice dove è stata fortunosamente assunta. Anita è sveglia, intelligente e ha doti intuitive che sopperiscono alla poca e superficiale cultura, ma è anche curiosa e la sua voglia di sapere, la fa progredire in un percorso iniziatico che, possiamo scommetterci, la porterà lontano.

    Alice Basso, autrice Garzanti, e ideatrice di Vani Sarca, ghostwriter appassionata di gialli che collabora con la polizia, ci propone un personaggio nuovo e innovativo, accattivante e fresco: Anita Bo è il tassello mancante nell’attuale panorama letterario. L’idea di scrivere un Giallo collocato in un periodo in cui i Gialli erano proibiti o seriamente visionati dalla censura, è di fatto vincente, e la letteratura di genere è solo un mezzo per parlare di un’epoca, non così lontana, ma che tende a voler essere dimenticata. Inutile dire che il gran lavoro di ricerca e di informazione sulla vita quotidiana dei torinesi, sulle abitudini, sugli orari che dettavano i ritmi della città, traspare in tutte le pagine. Alice Basso ci accompagna per le vie del quartiere San Donato, dimostrando di conoscerlo e di conoscere quelli che erano i suoi abitanti più illustri e influenti. Uno spaccato della storia di Torino, visto attraverso gli occhi ingenui ma attenti di Anita, che incuriosisce e cattura e fa venir voglia di scoprirne immediatamente un altro pezzo.

    Patrizia Durante

    Titolo: Il morso della vipera

    Autore: Alice Basso

    Editore: Garzanti

    Prezzo: 16,90 euro

     

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  • FESTE E MANIFESTAZIONE, ESEMPI DI CORAGGIO

    24 settembre 2020 • COSE NOSTRE • 2862

    GENTE CON MASCHERINA

    Recentemente sono stato a Cocconato, sulla Riviera Astigiana, per Cocco.. Wine. Una manifestazione ben riuscita, con tanta gente nel pieno rispetto delle norme anticontagio. Lo stesso dicasi per Carmagnola con la sua Fiera del Peperone e la rassegna letteraria Letti di Notte o per Cortemilia e la sua Sagra della Nocciola. Ma perché non ricordare la festa patronale di Lemie in Val di Lanzo, la Sagra dei Marocchi di Poirino, il Festival della TV di Dogliani…. E l’elenco potrebbe continuare…

    E sarebbe bello continuarlo per premiare tutti quei Comuni, quelle Pro Loco, quelle Associazioni che non si sono lasciate intimorire dal Covid19. Per contro, invece, ci sono tante altre realtà che si sono arrese, hanno annullato feste, fiere, manifestazioni, incontri, presentazioni, spettacoli. Troppi bavagli, troppe difficoltà, troppi rischi, troppe restrizioni: queste le solite motivazioni che abbiano sentito da più parti, in giro per il Piemonte.

    Non si tratta di fare un elenco di buoni e cattivi. Vanno però sottolineati  e applauditi il coraggio, l’ intraprendenza e la voglia di non fermarsi.

    Nessun negazionismo, il virus c’è, circola ed è ancora pericoloso. Ma non può bloccare ogni nostra attività. Le comunità devono vivere, devono incontrarsi. Queste manifestazioni, oltre a offrire occasioni di aggregazione, sono anche veicolo di turismo, di economia, di sviluppo.

    La vita dei quartieri delle grandi città così come quella dei piccoli paesi deve continuare. Chi si ferma è perduto. Anche chi sospende e annulla feste e manifestazioni.

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  • ANDIAMO A VIVERE FUORI CITTA’

    17 settembre 2020 • COSE NOSTRE • 2830

    BORGATE

    L’ anagrafe di Lanzo ha ricevuto negli ultimi mesi oltre 100 richieste per nuovi residenti. 90 a Oulx, in Valle di Susa. Il piccolo paesino di Ceres una quindicina. A Mattie i residenti sono passati da 670 a 1300. Potremmo continuare e citare tanti altri piccoli comuni del Cuneese e dell’ Astigiano.

    E’ l’ effetto del lockdown causa Covid. Coppie di anziani o intere famiglie che – dopo mesi reclusi nei propri piccoli appartamenti in città – hanno deciso di stabilirsi in campagna o in montagna, Qualcuno sfruttando la seconda casa, altri invece con un vero e proprio investimento e relativo trasloco. E’ evidente che in molti casi si tratta di un escamotage.  Chi ha la residenza fuori città, se dovesse tornare la quarantena potrà andare a viverla in realtà più a misura d’ uomo e meno costrittiva che non un minialloggio, magari pure senza balcone.

    Intanto però tante valli di montagna o di collina vengono ripopolate e alcuni Sindaci evidenziano anche come vi sia un interesse per aprire esercizi commerciali nelle zone montane. Un trend nuovo, molto positivo: a fronte di 100 Comuni montani piemontesi che non hanno più nemmeno un negozio o un bar. E’ ovvio che ciò comporta anche un lavoro e un impegno da parte di tutti per dotare queste comunità di rete telefonica, internet, strade, trasporti.

    Con lo smart working e il lavoro agile non è più necessario abitare in città o vicino all’ ufficio. E, quindi, volete mettere affacciarsi al balcone ed essere immersi nel verde e nella natura? Non fare code per un certificato o per fare la spesa? Se però poi devo dannarmi perché la linea telefonica fa i capricci o la rete non sempre è accessibile, se mancano i collegamenti e le strade non vengono curate.. tutto diventa più difficile. L’ emergenza Covid ci sta obbligando anche a cambiamenti sociali di ampia rilevanza. Siamo preparati?

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  • LO SCAFFALE: L’ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO DI FRASCELLA

    11 settembre 2020 • LUOGHI E LIBRI • 2978

    Fascella 11_09_2020

    Ci sono romanzi la cui trama percorre secoli e i protagonisti attraversano continenti. Questa storia di Contrera, investigatore privato, invece, si svolge tutta in una notte e nell’ambito di un quartiere, o meglio di pochi isolati. Il torinese Christian Frascella nell’ultimo suo giallo “L’assassino ci vede benissimo”, concentra tutta la vicenda in poche ore e nello spazio di Barriera di Milano, con un’unica, breve sortita a Leinì. Eppure il plot del noir appare intrigante, coinvolgente e il ritmo mozzafiato.

    L’investigatore Contrera prosegue a lavorare nel suo ufficio che è un negozio di  lavanderia, con la sua solita divisa d’ordinanza (anfibi scalcagnati e giacca militare) appare più impegnato nei suoi casini famigliari che nel trovare l’autore dell’omicidio di due persone all’interno del negozio di un kebabbaro (sparatoria alla quale lui scampa per miracolo). Sullo sfondo, ma forse autentica protagonista del romanzo, la Barriera di Milano, il quartiere più multietnico dell’odierna Torino, con i suoi contrasti, i suoi colori, i suoi aromi, le sue puzze, e le immancabili ronde punitive di cittadini che vogliono ripulire il quartiere.

    Il tutto ovattato dalla nebbia che avvolge le case, le persone, i pensieri. Insomma, un noir che ha il gusto di kebab dai sapori forti, ma intriso di humour, ritmo e intelligenza investigativa.

     

    CHRISTIAN FRASCELLA
    L’ ASSASSINO CI VEDE BENISSIMO
    EINAUDI EDITORE
    18 EURO

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