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  • COSE DA IMPARARE IN TEMPO DI CRISI

    29 ottobre 2013 • Archivio • 6634

    Il primo ricordo che ho di mia nonna : la vedo con i ferri da calza sempre in mano che fa golfini per tutti, figli e nipoti. Metteva da parte anche i tappi di sughero,  e con il pane vecchio faceva la minestra. Ricordo l’uovo di legno che le serviva per rammendare i calzini. Era sempre affaccendata per rimediare a uno strappo, a un buco, all’inesorabile rovinarsi delle cose. Ha attraversato a testa alta gli anni della miseria e della malora  ma anche gli anni del cosiddetto boom senza stravolgere mai il proprio tran tran. Quando poteva permettersi un cappotto nuovo, si è comprava una nuova Singer e la sua casa è andata al ritmo della macchina per cucire.

    I miei genitori sono ancora cresciuti e vissuti all’ insegna del “non si butta via mai niente”.

    Io decisamente meno, mio figlio per nulla.

    Però ho imparato a cercare chi sa aggiustare, a non buttare via il bel maglione soltanto perché la tarma ci ha fatto un buchino. Ho conosciuto un magnifico ciabattino: la fresa per i tacchi, la macchina per le scarpe strette. E in quella bottega ho incrociato il commercialista che faceva risuolare per la terza volta le Church’s.

    Lui  e io siamo parte dei 35 milioni che hanno fatto retromarcia sullo sperpero facendo la fortuna del calzolaio, ma anche del falegname e dell’elettricista. Abbiamo scoperto che una lavatrice ha sette vite e che la si può anche far riparare se perde acqua. Non mi scandalizzo se davanti a un negozio leggo: il pane di ieri a metà prezzo, oppure davanti alla gastronomia che salda i piatti pronti (invenduti a pranzo) a prezzi stracciati per cena. C’ è gente a Torino che è rimasta in coda per ore per un pollo arrosto a 50 centesimi. Nel 2012 ogni torinese ha prodotto 60 chili in meno di rifiuti e quest’ anno il trend continua…un bene per l’ ambiente ma anche il segno che buttiamo via un po’ di meno.

    Sono uno di quei due italiani su tre per i quali lo shopping sfrenato è un ricordo: confesso di aver saltato almeno un paio di giri di saldi senza acquistare nulla.

    E se la crisi avrà insegnato a me e, di conseguenza, io a mio figlio che le cose hanno un valore…allora, ben venga la crisi.

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  • TANTO E’ TUTTO UN BORDELLO

    9 ottobre 2013 • Archivio • 5283

     

    Un atteggiamento comune a tutti gli uomini di una certa età che parlano di case chiuse è che non hanno problemi a raccontare le loro frequentazioni, proprio al contrario dell’atteggiamento odierno: raramente un uomo ammetterà di frequentare prostitute. Un testimone racconta: “La gente che andava nelle case chiuse lo faceva con ironia e tanta spensieratezza. Specialmente i giovani”. (dal libro Bordelli torinesi di Massimo Centini)

    Lo dico fin da subito. Sono contrario alla vendita del proprio corpo per danaro, vorrei che la mercificazione del sesso sparisse ma…La prostituzione esiste. E’ il mestiere più antico del mondo, si dice. Perchè chiudere gli occhi? Perchè continuare a ignorare questa realtà? Tanti spesso propongono referendum per l’ abolizione della legge Merlin che nel 1958 dichiarava illegali i casini: sostengono le loro tesi con ragioni di igiene, di fisco, di ordine pubblico. Se ne può discutere.

    Ma ha ragione Centini: nessuno oggi ammetterà mai di frequentare prostitute. Ma se l’ offerta di corpi femminili sulle strade delle nostre città è così alta significa che la domanda c’ è, eccome… Eppure tutti negano.

    Se invece chiedete a un uomo con i capelli bianchi se frequentava i bordelli, i sì arriveranno a valanga. Perchè?  Il primo censimento nazionale sulle case chiuse è datato 1892: sul territorio nazionale esistevano 5.780 bordelli e le prostitute regolarmente schedate erano 335.817, più o meno la popolazione torinese di quel periodo. La provincia di Torino, città compresa, era quella con il più alto numero di bordelli in rapporto agli abitanti. Nel periodo compreso tra il 1943 e il 1956 a Torino erano funzionanti 14 bordelli con 172 prostitute. 1 a Chivasso con 5 ragazze, 1 a Ivrea con 8 ragazze, 2 a Pinerolo con 12 ragazze, 1 a Susa con 6 ragazze e 1 a Venaria con 8 ragazze.

    I bordelli erano un luogo di incontro, di chiacchere e naturalmente di sesso.  Un padre poteva anche incrociare il figlio mentre saliva in camera. Con leggero imbarazzo, forse, ma senza vergogne.

    La legge Merlin ha di fatto trasformato un’attività circoscritta e sotto controllo (le ragazze dei bordelli erano sottoposte a regolari visite mediche e ogni 15 giorni dovevano cambiare casa)  in una giungla che in Italia coinvolge circa settantamila professioniste del sesso (50% straniere, 20% minorenni), nove milioni di clienti e un giro d’affari di oltre novanta milioni di euro al mese, oltre un miliardo all’anno. La prostituzione non è più gestita dalle Maitresses, ma dalle mafie internazionali.

    Chiudere gli occhi e far finta che la realtà non esista  non serve a nulla.

     

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  • Scusa fratello immigrato

    6 ottobre 2013 • Archivio • 5726

    Il mio secondo nome, come quello di quasi tutti i miei cugini, è Saturno.

    Così si chiamava mio nonno perché suo padre e mio bisnonno, emigrante in America, rientrò in Italia a bordo della nave Saturnia.  Arrivato a Cortemilia pose quel nome insolito al suo primogenito, a ricordo di quella perigliosa traversata. Come tanti di voi, sono quindi anch’io discendente di emigranti.

    E’ questa la ragione per la quale vedere le immagini che arrivano da Lampedusa mi rattrista il cuore.

    Non me ne frega niente delle beghe politiche. Riesco solo a vedere croci virtuali in fondo al mare.

    Insieme alla tristezza però monta la rabbia. Rabbia per un’ Europa sorda, attenta solo alle sorti dell’ euro.

    Ma se in un condominio si rompe la porta di ingresso, a preoccuparsi di farla riparare, a pagare le spese, saranno tutti gli inquilini: quelli del pian terreno come quelli del decimo piano. Qui invece sembra che il problema della porta d’ ingresso sia sempre e solo dell’ Italia. L’ unica emergenza è l’ euro…Ma vadano a quel paese i tecnocrati di Francoforte, Strasburgo, Bonn, ecc…

    Fino a quando dovremo vedere (o far finta di non vedere) quelle carrette del mare? Si calcola che fino al 2050 i migranti africani potrebbero essere dai 55 ai 74 milioni, quasi una media di 2 milioni l’ anno.  Insomma, siamo appena all’ inizio. Concordo con lo scrittore Jean-Claude Izzo: “Un immigrato è uno che non ha perso niente, perché lì dove viveva non aveva niente. Vuole solo sopravvivere un po’ meglio di prima” .

    Scusa fratello immigrato. Gandolfo Giuseppe Saturno.

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  • 100 donne uccise, che vergogna

    5 settembre 2013 • Archivio • 12352

    Dall’ inizio dell’ anno molte più di 100 donne uccise in Italia, una vera e propria guerra. 

    Ci sono tanti modi per fare morire una donna e uno solo per convincere gli uomini a non uccidere: prenderli da piccoli e poi rincorrerli dappertutto anche da grandi. La lezione deve essere il più precoce possibile, impartita con amore e accompagnata da esempi. Un padre che non alza mai la voce e regala fiori sarebbe il massimo. Ma va bene anche un padre scorbutico che però protegge e rispetta la propria compagna.

     Si inventa per loro un gioco di ruolo: sei un cavaliere e lo resterai  anche se perderai il lavoro, se lei avrà più soldi di te o ti lascerà per un altro. I bambini assorbono, copiano, rilanciano. Se noi invece li cresciamo a suon di “sì”, “sì a tutto”, al primo no che incontreranno nella vita non avranno gli strumenti per  reagire, per sapere come affrontare quel rifiuto e quindi come comportarsi.

     Un aiuto dovrebbe darlo anche la scuola, ma con insegnanti come il prof di Saluzzo….c’ è poco da stare allegri.

     Mariti, fidanzati, conviventi, amanti, ex qualche cosa. Uomini normali, non mostri. Ma sempre un maschio narcisista, figlio di una società depressa e ipersensibile che non può sopportare un rifiuto. Gli avevano detto che poteva ottenere tutto, ci ha creduto.

     L’uomo che uccide dice di amare la sua vittima, piange, è devastato dal rimpianto. Forse di vero amore si tratta. Però mentre gli insegnavano la conquista omettevano  la prima dura regola dell’amore: può accendersi in simultanea  ma di rado finisce nello stesso momento e dunque non è vero che tutto ciò che desideriamo è a portata di mano.

     Bisognerebbe andare a vedere che bambini sono stati tutti i cecchini di questa guerra incredibile a cui è difficile stare dietro. 100 vittime: spaventoso! Rileggi l’elenco e non ci credi: sfregiate dall’acido, suicide dopo uno stupro, accoltellate, sparate, strangolate a mani nude.

      E’ difficile capire che cosa stia succedendo, pericoloso semplificare. Uccidono anche le donne, ma sono casi eccezionali. Forse non è una guerra ma una vendetta di genere, è  fare cadere la responsabilità di vite sempre più inospitali sulla donna che  della vita ha il segreto e le chiavi.  

    Parlarne si deve, però con la paura di dare spunti sciagurati a chi ha la mente malata. Scendere in piazza con un fiore è un modo  per ricordare. Si possono portare anche i fischietti e i tamburi, come sta accadendo nelle processioni di rabbia e mestizia. Chi ha idee migliori non le tenga per sé. E soprattutto non si senta al sicuro.

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  • Samarcanda e il destino…

    21 agosto 2013 • Archivio • 6625

    …All’alba furono spenti i falò e fu proprio allora che tra la folla, per un momento, a un soldato parve di vedere una donna vestita di nero che lo guardava con occhi cattivi.

    …Salvami, salvami, grande sovrano fammi fuggire, fuggire di qua. Alla parata lei mi stava vicino e mi guardava con malignità.
    Dategli, dategli un animale figlio del lampo, degno di un re. Presto, più presto perchè possa scappare dategli la bestia più veloce che c’è.

    ..Fiumi poi campi, poi l’alba era viola, bianche le torri che infine toccò ma c’era tra la folla quella nera signora e stanco di fuggire la sua testa chinò. Eri fra la gente nella capitale so che mi guardavi con malignità son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale son scappato via ma ti ritrovo qua. Sbagli, t’inganni, ti sbagli soldato io non ti guardavo con malignità era solamente uno sguardo stupito  cosa ci facevi l’altro ieri là? T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda, eri lontanissimo due giorni fa, ho temuto che per ascoltar la banda non facessi in tempo ad arrivare qua.

    Quante volte mi è tornata in mente questa canzone di Vecchioni mentre, in questi giorni, mi occupavo dell’ incredibile serie di vittime sulle nostre montagne.

    Come mi è tornata in mente quella volta che, dopo una lunghissima coda nei pressi di Taranto, arrivai nei pressi di un incidente. Una coppia di anziani tedeschi, che arrivava dal Nord della Germania, era stata uccisa da una valigia che, staccatasi dalla macchina  davanti a loro, li aveva colpiti  sfondando il parabrezza della loro auto. Un attimo di secondo prima e la valigia avrebbe rimbalzato sul cofano e volata via, un attimo di secondo dopo e sarebbe finita sul tetto dell’ auto.   Quei due anziani tedeschi avevano attraversato tutta l’ Europa per arrivare puntuali all’ appuntamento con quella valigia mortale…

    Il destino è così. Non puoi farci nulla. Certo è meglio non camminare in bilico sul cornicione di un grattacielo, ma per il resto…è tutto già scritto!

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