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  • Salviamo il Motovelodromo di Torino

    30 giugno 2015 • COSE NOSTRE • 5742

    motovelodromo

    Una raccolta di firme per salvare il Motovelodromo di Torino. La petizione viaggia insieme a una lettera al sindaco Fassino, alla Soprintendenza e al Ministero del beni culturali (la si trova sulla pagina Facebook Amici del Motovelodromo).  E’ l’ ennesimo passo contro le insistenti voci di una prossima vendita dell’impianto a una catena di supermercati che pare aver messo gli occhi sull’area e abbia fatto un’offerta con parecchi zeri al Comune di Torino. L’ipotesi della vendita aprirebbe un solo scenario: un ennesimo centro commerciale al posto di un altro pezzo unico e insostituibile della storia della nostra città. Ma il Motovelodromo non è la prima volta che corre il rischio di essere abbattuto…

    L’impianto fu inaugurato nel 1920. Era stato edificato grazie alla volontà, e al notevole impegno economico, di un gruppo di sportivi torinesi riuniti nella SIM (Società Incremento Motovelodromo). Il progetto era dell’architetto Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana, uno dei protagonisti dell’epoca Liberty, l’architetto era molto abile nell’uso del cemento armato che riusciva a plasmare seguendo i delicati canoni dell’Art Nouveau.

    L’impianto era dotato di una pista ad anello lunga 393 metri e larga 8, con curve sopraelevate. Ai lati dei due rettilinei erano collocate le tribune coperte che potevano contenere fino a 7.500 spettatori. All’interno dell’anello vi era anche un campo in erba. Già alla fine degli anni ’20 le spese di gestione diventarono insostenibili per i privati e, nel tentativo di sanare il bilancio, oltre che per le gare ciclistiche e motociclistiche, l’impianto fu utilizzato per le partite di rugby, per l’atletica e per il calcio (il Torino vi giocò il campionato 1925/26). Nel 1929 vennero addirittura messe in scena Carmen e Aida, ma malgrado gli sforzi compiuti, la struttura venne chiusa dopo pochi mesi e ceduta al Comune.

    I bombardamenti del 1943  provocarono notevoli danni al Motovelodromo che fu ricostruito nel 1947, seguendo il progetto iniziale e utilizzando gli stessi materiali. Fino agli anni ’80 sulla pista di cemento si sfidarono campioni del motociclismo come Biagio Nazzaro. Ma sono soprattutto grandi nomi del ciclismo ad aver siglato qui le loro vittorie: Binda, Coppi, Bartali, Coletto, De Filippis, Zilioli, fino all’ultima vittoria di Francesco Moser nella Milano–Torino del 1983.

    Fu risistemato più e più volte, ma negli anni ’80 l’impianto venne dichiarato inagibile e quindi chiuso, da allora iniziò il lento declino: nel 1994 l’impianto fu svincolato dalla Sopraintendenza. Nel 1996 nacque un Comitato di Gestione del Motovelodromo, che presentò un progetto di ristrutturazione e ottenne la concessione da parte del Comune, in cambio del restauro della struttura. Nel 1998 il Motovelodromo fu riaperto e intitolato a Fausto Coppi. Dal 2011 l’impianto è utilizzato da un gruppo di appassionati ciclisti che continuano a cercare soluzioni per farlo tornare agli antichi splendori, fargli rivivere quell’importanza sportiva per cui era nato e, oggi più che mai, sono determinati a combattere perché l’impianto non sia chiuso e abbattuto. Perché questo luogo storico della nostra città non sia cancellato per sempre dalla memoria delle generazioni future.

    Patrizia Durante

     

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  • Papa Francesco, che parole forti

    22 giugno 2015 • COSE NOSTRE • 4234

    PAPA TORINO

    Due giorni a Torino, nipote di questa terra.  Due giorni pieni,  intrisi di umanità e tanti messaggi.

    Papa Francesco ha parlato a cuore aperto alla città, ai giovani, agli ammalati,  ai lavoratori, ai disoccupati, agli imprenditori. Parole e gesti forti che rimarranno impressi nella storia della città.  Per  credenti e non credenti.

    A  me ha colpito soprattutto una,  rivolta ai giovani

    NON ANDATE IN PENSIONE A 20 ANNI, VIVETE NON VIVACCHIATE

    E voi cosa vi ha colpito della visita di papa Francesco? Quali gesti? Quali frasi?

    Scrivetelo sul  blog

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  • Sindone, il fascino del mistero

    18 aprile 2015 • COSE NOSTRE • 5100

    SINDONE

    Ancora una volta mi sono ritrovato di fronte alla Sindone. E ancora una volta mi sono emozionato, per non dire commosso.

    E’ il lenzuolo più famoso del mondo, è il lenzuolo del mistero.

    Quel che mi affascina, infatti, non è l’ aspetto sacro, oppure le varie discussioni sulla sua autenticità: sono da sempre stupefatto che tutti gli studi scientifici eseguiti nei secoli non siano mai riusciti a spiegare come su quel lino si siano formate le immagini di un uomo martoriato e crocefisso. Certamente non è un dipinto, ma nessuno sa come si siano formate quelle macchie…

    Per me, credente, è un invito alla preghiera.

    Ma per molti è un falso: benissimo, ma questo vuol dire che secoli e secoli fa qualcuno è riuscito a realizzare un manufatto che a oggi, nonostante tutti gli studi scientifici eseguiti, risulta inspiegabile.

    Il mio invito è di andare, da qui al 24 giugno, a vedere la Sindone nel Duomo di Torino. Soffermatevi e riflettete. E scrivete, qui sul blog, le vostre impressioni, le vostre emozioni.

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  • Non toccatemi le piazze storiche

    24 febbraio 2015 • COSE NOSTRE • 6495

    mercatini piazze

    Non sono snob, mi piacciono le contaminazioni. Ma per favore lasciate stare le piazze storiche delle nostre città.

    I gazebo dei cioccolatieri in piazza San Carlo. Le bancarelle nella piazzetta della Biblioteca Nazionale. Piazza Carignano invasa dai mercatini. Un venditore di “4 salti in padella” in piazza Vittorio.

    Tempo di crisi,  tutti hanno diritto a lavorare,  capisco tutte le ragioni degli ambulanti…ma anche il valore storico ed estetico di certi angoli di Torino  non ha prezzo.  Non si può  rovinare l’ immagine di un palazzo storico,  nascondere un portone artistico con un tendone, un banchetto improvvisato. Ci sono angoli di Torino che sono opere d’ arte: mettereste un post-it sul sorriso della Gioconda?

    Ripeto: giusto e legittimo il diritto di commercio degli ambulanti. Basterebbe farlo nelle vie limitrofe, oppure allestire spazi espositivi, eleganti appositamente per queste manifestazioni.  I mercatini di Natale che si vedono in Trentino o in Austria sono un bell’ esempio. I gazebo no…

    Ecco perché sto con le lenzuola in piazza Carignano : “piazza più bella senza la bancarella “, “basta mercati fra i musei”…

    Lasciateci il gusto del bello!

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  • Michele Ferrero, l’uomo Nutella

    16 febbraio 2015 • COSE NOSTRE • 6316

    michele-ferrero

    Un piemontese doc….un imprenditore che chiamava i suoi dipendenti “collaboratori “….un uomo di fede….colui che ci ha regalato la Nutella…un tifoso del Toro…l’uomo che ha dato dignità alle Langhe della Malora…un lavoratore che provava i suoi prodotti e voleva che piacessero ai bimbi e alle mamme…un industriale che guardava al prodotto e non alla finanza…uno degli uomini più  ricchi al mondo ma che ha sofferto tanto la povertà. .un padre che ha perso un figlio…un nome famoso ma sempre lontano dai riflettori. ..

    sono solo alcune delle frasi lette in queste ore. Il resto aggiungetelo voi.

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  • Crescono i malati di gioco, niente bar con slot-machine

    7 febbraio 2015 • COSE NOSTRE • 6117

    macchinette-video-poker-multilinea

    Negli ultimi 10 anni in Piemonte sono aumentati del 700 per cento i cosiddetti malati di gioco. Quelli che si rovinano la vita e distruggono famiglie e capitali giocandosi tutto alle slot-machine. In crescita, a dismisura, sono i giovani e gli anziani. Gratta e vinci, videpoker, gioco su internet, macchinette mangiasoldi. E’ tutto un proliferare di truffe legalizzate, sulle quali lo Stato ci guadagna.

    Un fenomeno ben visibile a tutti, ma sommerso perchè – a differenza della droga e dell’ alcol – sono pochissime le persone che ammettono di rovinarsi la vita con il gioco.

    Eppure basta entrare in un bar, a qualsiasi ora del giorno, per vedere code di persone davanti a quelle dannate macchinette.

    E allora io proseguo la mia personale battaglia. Mi rifiuto di prendere il caffè nei bar dove ci sono le slot-machine. Se entro e le vedo, esco e cerco un altro bar.

    Servirà a poco, capisco l’ interesse dei gestori dei bar che godono di questi facili guadagni. Ma sapendo dei drammi che avvolgono intere famiglie, faccio una scelta. Il caffè preferisco prenderlo con l’ anima in pace e non in locali che sfruttano le debolezze della gente.

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  • Perché tanto odio verso il Natale

    16 dicembre 2014 • Archivio, COSE NOSTRE • 9919

    albero natale

    Colgo nei dialoghi fra la gente e scorrendo le pagine  dei social network una insofferenza, se non addirittura  odio, nei confronti delle prossime festività natalizie.

    Da sempre  sono convinto che il Natale sia soprattutto la gioia dei bambini e che la vera festa ci sia in quelle case dove ci sono i piccoli che vivono in trepidazione, in attesa dei regali.

    Ma perche tanti non hanno più voglia di fare l’albero o il presepe? Parecchi mi dicono  “vorrei che fosse già il 6 gennaio.”

    È solo perche c’è la crisi? Perche mancano i soldi? Non credo.. Temo piuttosto un inaridimento dei cuori.  Non abbiamo più la capacità di esprimere i nostri sentimenti.. 

    Io ho una mamma molto anziana.  La mia gioia del Natale è trascorrerlo con lei.  Ogni anno temo possa essere l’ultimo. E già so che quando non ci sarà più,  il Natale non avrà più lo stesso sapore.

    E mi pentirò amaramente di tutte le volte che ho maledetto il Natale.

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  • Con che criterio mettiamo “mi piace”

    3 dicembre 2014 • COSE NOSTRE • 7699

    PC Like

    Un uomo ammazza la sua compagna, posta la “notizia” su Facebook con la scritta “sei morta tr…..” e riceve nel giro di poche ore 308 “mi piace”.

    Accade in Italia, nel 2014, a Salerno. Pare incredibile, ma è proprio così.

    E non solo. Di quei 308 like, una trentina sono precedenti alla notizia del femminicidio apparsa sulle agenzie, nei tg, sui giornale, alla radio. Altri 265 sono successivi al fatto accaduto e divenuto di dominio pubblico.

    Allora mi domando: ma con quale criterio mettiamo “mi piace” su Facebook? Gabriele Romagnoli su Repubblica ha scritto: “Schiacciare like è un gesto da scimmia in laboratorio, si reagisce con un istinto primitivo e quindi più bestiale che umano”.

    La pensate anche voi così? Discutiamone insieme.

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  • Gli angeli del fango

    14 ottobre 2014 • COSE NOSTRE • 5950

    angeli genova 1

    Li abbiamo visti tutti in televisione e io li ho visti anche dal vivo, mentre lavoravano nell’alessandrino,  nella zona di Gavi.
    Sono gli angeli del fango: ragazzi,  giovani, adulti,  anziani, uomini, donne con le pale, con le scope, con qualsiasi attrezzo per ripulire le strade, i negozi, gli scantinati. Sono l’immagine bella di questa alluvione che ci sta flagellando.
    La speranza è che da grandi non diventino anche loro una causa diretta o indiretta di quel che sta succedendo.
    Perché le colpe sono della burocrazia dello Stato,  ma anche di chi, a tutti i costi, ha voluto costruire case e capannoni, fabbriche e negozi in zone pericolose a ridosso dei fiumi.

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  • La fine dei talk show

    2 ottobre 2014 • COSE NOSTRE • 7771

    studio televisivo

    Tutti in crisi. Ascolti in caduta verticale per Floris, Giannini, Vespa, Paragone, Gruber, Telese, addirittura anche per Santoro. Insomma, l’ era dei talk show è finita.

    Io personalmente sono uno di quelli che ha smesso di guardarli. Che noia. Sempre le solite facce, i soliti politici che hanno poco o nulla da dire e allora lo gridano sempre più forte.

    Preferisco una partita di calcio o un bel film.

    E voi? Guardate ancora i talk show?

    E ancora: secondo voi,  la crisi da dove deriva? Colpa dei conduttori? Della formula ormai superata? Degli ospiti sempre più scialbi?

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