Non mi piacciono le giornate dedicate a ….. qualunque sia il tema di sensibilizzazione. Le trovo un modo per scaricarsi la coscienza e poi – il giorno dopo – non pensarci più. Per questo ho volutamente lasciato passare il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per tornarci oggi.
Più di 100 donne vittime di morte violenta, da inizio anno, sono un pugno nello stomaco, una vergogna, un grido di disperazione che non può cadere nel vuoto e nel silenzio o valere per una sola giornata. Di parole e promesse ne abbiamo sentite tante in questi giorni, non entro nel merito. Mi limito a riportare un piccolo vademecum per un uso corretto delle informazioni, delle notizie, dei servizi tv quando si affrontano tematiche così delicate e impegnative
- NON SCRIVERE MAI CHE E’ UN MOSTRO, E’ UN UOMO CHE HA UCCISO UNA DONNA
- NON SCRIVERE MAI LA SUA FIDANZATA, LA SUA EX, SUA MOGLIE: TOGLI L’AGGETTIVO POSSESSIVO
- NON SCRIVIAMO “ERA POSSESSIVO COME LO SIAMO TUTTI A VENT’ANNI”
- NON SCRIVERE MAI “IN UN RAPTUS”, SE E’ STATO UN RAPTUS LO DECIDERA’ IL PROCESSO
- NON SCRIVERE MAI “FOLLE DI RABBIA E DI GELOSIA”, NON E’ UN FOLLE, E’ UN CRIMINALE ASSASSINO
- NON SCRIVERE MAI “SEMBRAVA UN BRAVO RAGAZZO”, UN ASSASSINO NON VA GIUSTIFICATO MAI
- NON SCRIVERE MAI “L’ AMAVA TROPPO”, PERCHE’ L’AMORE NON UCCIDE
- NON SCRIVERE MAI “NON LITIGAVANO, E’ STATO UN CASO” , NON SAPPIAMO COSA SUCCEDE FRA QUATTRO MURA
- NON SCRIVERE MAI “E’ STATO UN FULMINE A CIEL SERENO”, COME SE ALLA BASE CI FOSSE UN COMPORTAMENTO DI LEI
- NON SCRIVERE MAI “L’ENNESIMO FEMMINICIDIO”, UNA DONNA UCCISA OGNI TRE GIORNI E’ UN’EMERGENZA NAZIONALE
Si potrebbe continuare, aggiungere altri consigli. Questi sono quelli redatti da un gruppo di colleghe e colleghi che si occupano di cronaca.
La vera regola da imparare e seguire è che le parole sono pietre, le parole formano il pensiero, il modo di affrontare un argomento, l’educazione di ognuno. Sempre.
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