MARCHIONNE

MARCHIONNE E I SOCIAL, PEGGIO DELLE BESTIE

by • 2 agosto 2018 • COSE NOSTREComments (2)2800

Sono rimasto circa una settimana di fronte all’ospedale universitario di Zurigo per seguire gli ultimi giorni, gli ultimi istanti di vita di Sergio Marchionne.

Di tanto in tanto guardavo e leggevo, con curiosità, i vari social, in particolare Twitter e Facebook, ma a un certo punto, ho deciso di smettere.

Troppa violenza, troppi insulti, troppa cattiveria.

Non soltanto nei confronti del personaggio, ma soprattutto tra gli utenti stessi.

Chi esaltava la caratura personale e manageriale di Marchionne, veniva immediatamente additato come “servo”, se non peggio. Chi lo criticava, a volte anche aspramente, veniva accusato di mancanza di tatto, di assenza di umanità. MA SEMPRE CON FEROCIA VERBALE INAUDITA.

Questi commenti mi hanno fatto riflettere, perché non accade solo con Sergio Marchionne, ma tutte le volte che si postano link su migranti, sulla politica, o sullo sport, tanto per fare qualche esempio.

Sui social è presente una virulenza, per non parlare di vera e propria violenza verbale che davvero fa rabbrividire.

Per contro, se postiamo la foto di un animale, cane o gatto che sia, in buone condizioni di salute o maltrattato, immediatamente siamo tutti buoni, solidali, concordi, amorevoli.

A volte si ha la sensazione che si voglia più bene, e siano maggiormente considerati, gli animali rispetto alle persone.

NON CI STO PIÙ. DICO BASTA.

Da Zurigo ho avuto la chiara sensazione che la deriva dei social italiani è davvero pericolosa. Secondo me è giunto il momento in di impegnarsi, a fondo, per mettere un freno, non soltanto alla lingua, ma anche alle dita sulla tastiera.

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2 Responses to MARCHIONNE E I SOCIAL, PEGGIO DELLE BESTIE

  1. Andrea Barberis scrive:

    Buongiorno.
    Concordo con Lei Dott. Gandolfo
    Non mi sono soffermato troppo sui commenti, ho risposto a quello de La Stampa su Facebook quando esortava ad una maggiore responsabilità e civiltà.
    Ho risposto che il social non elimina i commenti ma è consigliabile bloccare gli utenti. Soluzione utile e geniale.
    È stata dura per tutti coloro che hanno un pò di FIAT nel sangue.
    Ho vissuto in Corso Traiano, n.57 quando papà e mamma lavoravano negli anni 70 nella palazzina di Mirafiori, una città nella città.
    Il Dott. Ghidella era AD ed usciva l’auto più venduta in Europa per decenni, la Uno.
    La cura del Dott.Marchionne è stata dolorosa ma necessaria.
    Meno auto a Torino, più in Serbia e Polonia.
    Il matrimonio con la Chrysler con il benestare di Obama, mentre il governo italiano non chiedeva più di tanto produzione e la salvaguardia di Melfi.
    Gli scrissi una lettera quando terminò la sponsorizzazione a VR46. Speravo da MOTOCICLISTA una meravigliosa pista nel nord-ovest.
    I tempi cambiano , le opere buone restano.
    Complimenti al lavoro di un italiano stimato in tutto il mondo.
    Ho la mamma anziana FIAT. Avrei avuto la possibilità di acquistare le auto con lo sconto ma ho preferito le auto del gruppo Renault/Dacia.
    La Fabbrica Automobili Torino é nel mio sangue. Ho lavorato in Mirafiori poco più di due settimane per una ditta di pulizie tramite una agenzia di lavoro interinale.
    Pulivo i macchinari. Dissi a mia mamma che avevo coronato il mio sogno.
    Lavorare con colleghi immigrati mi ha reso orgoglioso anche se sono specializzato come magazziniere carrellista.
    L’abruzzese Marchionne avrebbe dovuto “licenziare” le sigarette e far tornare la Lancia agli antichi splendori. Così non è stato.
    Desidererei che la storia gloriosa tornasse al Montecarlo.
    Salire sul Col del Turinì, sentire l’adrenalia circolare nel sangue ed essere fiero di essere nato e cresciuto a Torino.
    Per ora un sogno. Chissà…
    Cordiali saluti.

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