La frase «Se non hanno più pane, mangino brioche» è tradizionalmente attribuita a Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, che l’avrebbe detta in riferimento al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. Forse quella frase Maria Antonietta non l’ha mai pronunciata, poco importa… mi è però tornata in mente assistendo alle sempre più numerose scene di protesta – quasi di rivolta – in varie città italiane, per il prolungato blocco di alcune attività produttive e commerciali.
Premesso che sono contrario a qualsiasi forma di violenza, anche verbale, non si può non vedere (e tenere in dovuto conto) come nel nostro Paese stia crescendo sempre più una rabbia vera, motivata, e che gli scontri di piazza siano un campanello d’allarme.
Ho intervistato un barista a Torino che si è incatenato al suo dehors perché’ in 14 mesi di lockdown ha ricevuto circa 6 mila euro di ristori (pari a circa 400 euro al mese) e nelle settimane scorse gli è stata pure notificata l’ingiunzione di sfratto perché non è riuscito a pagare 2 mensilità di affitto: adesso rischia di dover abbandonare il suo locale, dopo essersi indebitato nel 2019 per 80 mila euro per ristrutturarlo. Una situazione limite? No, è purtroppo simile a migliaia di altre, in Piemonte e in Italia.
Per mia fortuna non sono al governo, e so di non averne le capacità. Ma mi permetto un piccolo suggerimento: perché non sospendere gli affitti per un anno, oppure perché – anziché pensare a ristori, o sostegni, o come volete chiamarli – lo stato, le regioni, i comuni non intervengono direttamente per pagare i canoni di locazione? Questo sì che sarebbe un aiuto concreto, immediato.
Mi auguro di sbagliare ma ho la sensazione che si stia logorando lo stato sociale e che pochi se ne stiano accorgendo. Meglio pensarci in tempo e correre ai ripari, prima che brucino le città.
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