Nei giorni scorsi ho ricevuto la telefonata di Alberto, un caro amico. Due giorni prima era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Per fortuna, perfettamente riuscito.
Quella telefonata mi è arrivata come un pugno nello stomaco. Alberto era solo in corsia, aveva bisogno di parlare con qualcuno.
E’ una delle tante conseguenze dell’ emergenza Covid-19. Le visite ai pazienti ricoverati in ospedale sono tuttora vietate. Giustamente. Per ragioni di sicurezza e per evitare pericolosi contagi. Ma pensate alla desolazione, alla solitudine di lunghe giornate trascorse in un letto, senza nemmeno il conforto di un po’ di compagnia di amici e parenti.
La moglie di Alberto ogni giorno va ospedale, fino all’ ingresso dove lascia la borsa con effetti personali, giornali e poi se ne torna a casa. Gli tiene compagnia con lunghissime videochiamate.
La stessa cosa accade per i nostri cari anziani, ricoverati in Rsa. Ho raccolto testimonianze di figli che non vedono i loro genitori da mesi. Magari riescono a salutarli dal giardino mentre papà o mamma stanno dietro le finestre delle loro camerette. E i bambini ricoverati negli ospedali infantili? Stessa sorte. Per loro oltre il dramma della malattia, debbono affrontare la solitudine e la mancanza di affetti e di abbracci da parte di papà, mamma, fratellini o sorelline. Quanti nonni non vedono i nipotini da mesi.
Nessuna polemica. E’ giusto che sia così. La prevenzione di eventuali nuovi contagi è importante, decisiva specie per le fasce più deboli. Fa male però vedere tanto lassismo fuori, sulle spiagge, per strada, nei locali e la rigidità per chi è costretto in un letto.
In questi giorni che trascorriamo al mare, in montagna, in vacanza un pensiero vada anche a loro. Magari una telefonata, una videochiamata, può regalare un po’ di compagnia a chi deve aggiungere alla sofferenza della malattia anche il vuoto della solitudine.
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