L’altra sera in una piazzetta di Torino, lungo il fiume Dora, mi sono fermato a guardare, allibito. C’era un assembramento di giovani che facevano aperitivo, tutti vicini e tutti senza mascherina. Adesso siamo alla riapertura di locali, bar, ristoranti, palestre, centri sportivi, socialità all’ aperto… Mi domando: siamo pronti? A giudicare dalle immagini della festa scudetto dell’ Inter, direi di no.
Il rischio Sardegna è dietro l’angolo. L’isola era diventata regione bianca e nel giro di due settimane è tornata ad essere rossa. Sembra proprio che non siamo capaci a valutare il pericolo. Ma soprattutto non siamo capaci a convivere col virus, e questo lo dobbiamo assolutamente imparare.
Appena aprono i cancelli eccoci tutti pronti a scappare dai recinti, come bestie imbizzarrite.
La voglia di evasione, di viaggi, di turismo è tanta, ma è proprio questo il momento della ragionevolezza, dell’attenzione, del non abbassare la guardia. Certo, ci vorranno interventi adeguati nei trasporti (non si è fatto nulla, mi pare), nell’approntare locali pubblici e aule scolastiche con tutti i crismi del distanziamento. Ma il lavoro più importante, lo sforzo maggiore lo deve fare ognuno di noi.
Mascherine, gel, distanziamento, prudenza… lo ripetiamo da un anno e mezzo. Poi ci saranno i vaccini, certo. Ma senza la collaborazione personale, tutto sarà vano. Non voglio ripartire in autunno con i macabri bollettini di contagi, vittime, ricoveri in terapia intensiva. Aiutiamoci l’uno con l’altro. Noi possiamo ricominciare a circolare ma – ricordiamolo sempre – anche il virus continua a circolare.
RIAPRONO GLI STADI, TUTTO TORNATO NORMALE? Next Post:
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