È famoso il detto di Voltaire: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle”.
Ed ecco due episodi accaduti recentemente in Piemonte.
Un ristoratore della provincia di Torino ha tenuto aperto il suo locale nei giorni delle recenti festività, nonostante fosse positivo (seppur asintomatico) e ne fosse cosciente: una strage. Decine di contagi in quel piccolo comune.
Una coppia di conoscenti, convinti no vax, hanno ospitato amici e parenti nella loro casa per il veglione di Capodanno, senza avvisare gli ospiti di essere privi di vaccinazione. Il giorno dopo una loro figlia ha avvertito qualche lieve disturbo di salute, ha fatto il tampone ed è risultata positiva. Immaginate il panico e i timori che si sono diffusi fra tutti gli invitati, alcuni anche anziani.
Il nesso fra il pensiero di Voltaire e i due episodi? Beh, a me pare evidente. Ciascuno è libero di pensarla come crede e di comportarsi di conseguenza. Però, sempre nel rispetto degli altri. E, nella situazione che stiamo vivendo, ancora di più: nell’assoluto rispetto della salute di chi ci sta intorno.
Io posso decidere se vaccinarmi o meno (per la verità ho appena fatto la terza dose) ma non posso permettermi di mettere a repentaglio l’incolumità di chi incontro, tantomeno di chi ospito in casa o nel mio locale. Se avvertissi il minimo disturbo correrei a farmi il tampone: per il lavoro che faccio frequento ogni giorno tante persone. In coscienza debbo sentirmi tranquillo di non arrecare danni – e nemmeno pericoli – agli altri.
Altrimenti non è questione di libertà o meno: sta a significare che siamo diventati un popolo di barbari.
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