Come direbbe De Andrè: è una storia sbagliata. Quella raccontata da Giuseppe Culicchia è proprio una storia sbagliata.
Lo scrittore torinese conclude il suo trittico sugli anni di piombo, cominciato con il volume riguardante il cugino brigatista Walter Allasia, e ora narrando la disgraziata vicenda umana di Sergio Ramelli, ucciso con una terribile sequela di colpi alla testa, soltanto perché considerato un fascista.
Siamo a Milano, a metà degli Anni Settanta, decennio in cui si può essere uccisi anche solo per un alcune prese di posizione, scritte su un tema scolastico. E’ quello che è successo al giovane Ramelli, 18 anni, studente di un istituto tecnico, fidanzato, tifoso dell’Inter, colpito sotto casa con una gragnuola di colpi di chiave inglese e morto dopo un mese e mezzo di agonia in ospedale. Ad aggredirlo fino alla morte alcuni studenti di un collettivo universitario che nemmeno lo conoscevano: erano stati incaricati di “dargli una lezione” dai vertici di Avanguardia Operaia, soltanto perché Sergio era iscritto al Fronte della Gioventù e perché aveva espresso, in un compito in classe, critiche alle Brigate Rosse.
In quegli anni si uccideva e si moriva così. Unicamente perché bollati di destra o di sinistra. E Culicchia, nella sua trilogia, ci fa entrare, in quella follia collettiva, per la via principale: quella del cuore, della persona, dei famigliari, del dolore, e non la via dell’ideologia. Lo ha fatto con il cugino brigatista e lo replica ora, narrando i pochi anni della vita di Sergio Ramelli. Anni quasi anonimi, quelli di un ragazzo che gioca a pallone, che va a scuola, che ha pochi amici e che si trova coinvolto in un tourbillon che gli sconvolge la vita: minacciato, dovrà cambiare scuola, impaurito e alla fine ucciso, senza alcun motivo.
Un lavoro difficile, quello di Culicchia perché c’è poco da scrivere sulla vita di Ramelli, anche le vicende processuali sono scarne (gli esecutori ammisero le colpe dopo una decina d’ anni), il cosiddetto pensiero dominante, ha troppa voglia di dimenticare quegli anni. Per questo va riconosciuto all’autore un doppio merito, quello di aver saputo indagare “una storia sbagliata”, vicina ma così lontana, e di averlo fatto senza pregiudizi o preconcetti.
GIUSEPPE CULICCHIA
UCCIDERE UN FASCISTA
MONDADORI
19 euro
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