Il direttore degli impianti di una importante stazione sciistica piemontese mi ha raccontato le vicissitudini passate nelle ultime settimane. “A metà dicembre quando sembrava che a Natale saremmo stati chiusi ho deciso di lasciare a casa tutti i miei stagionali, una cinquantina di persone. Poi, quando il governo ha detto che durante le festività avremmo potuto aprire piste e impianti, li ho riassunti. Invece niente: cambio di programma, ancora tutto chiuso. Possibile riapertura il 7 gennaio, ma Il 2 gennaio ulteriore proroga al 18 gennaio. Sarà vero? Che faccio? Richiamo in servizio il personale attorno al 15? Oppure aspetto?”
La medesima realtà è vissuta da decine di altre stazioni sciistiche in Piemonte: regna solo l’incertezza. E l’incertezza deriva dal fatto che siamo governati da ignoranti. Non è un insulto. Ignoranti nel senso che ignorano come funzionano gli impianti di risalita in montagna.
Non basta pigiare un bottone e si parte. Occorre preparare le piste, attrezzare tutti gli impianti, verificare l’intero sistema della sicurezza. E’ un lavoro enorme, meticoloso e importante per la salute di chi va a sciare.
Ho la sensazione che chi scrive i vari decreti e Dpcm non sappia minimamente di cosa stiamo parlando. Forse perché si tratta di ministri, sottosegretari, presunti esperti che ignorano quel mondo. Una malignità? Forse perché tutti nati in località molto lontane dalle montagne.
Lo sci e tutti gli sport della neve non sono soltanto il divertimento di ricchi cittadini che arrivano in montagna con i Suv. E’ una vera e propria economia che si regge sullo sci. Ogni euro speso sulle piste genera un giro d’ affari di 10 euro, fra bar, ristoranti, hotel, negozi sportivi, ecc. Da dieci mesi chi ci governa non è stato in grado di definire le linee guida per gli impianti sciistici. Semplicemente perché ignora quel mondo.
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