Da settimane hanno cominciato ad arrivare, e nei prossimi giorni andranno via via crescendo.
Parlo degli auguri via sms, WhatsApp o peggio ancora, via social: su Facebook, Twitter, Instagram.
Lo confesso: non li sopporto, li trovo anonimi, impersonali. Ancora peggio sono i post, quelli replicati, copiati, tutti uguali.
Mi sono ripromesso di evitare di inviarli.
Cosa costa una telefonata, anche solo di pochi minuti? Se davvero voglio condividere un augurio, un momento di cordialità, cosa c’è di meglio della voce?
Non siamo computer, non siamo robot.
Viviamo già una vita inscatolati in appartamenti o chiusi in auto, almeno – in occasione delle feste – dobbiamo riuscire a trovare lo spazio per il cuore, per l’affetto espresso di persona, a voce, e non con formulette o con post.
L’autentico regalo che possiamo fare alle persone a cui vogliamo davvero bene non sta nel pacco-dono, nella confezione ma in ciò che condividiamo, in un pezzetto del nostro tempo.
È il bene più prezioso che abbiamo: il tempo nostro che viviamo sempre di corsa e con affanno. E allora facciamo una visita a una persona anziana, trascorriamo qualche ora a giocare con i più piccoli. E gli auguri facciamoceli a voce, al telefono.
Il calore umano passa attraverso la nostra corporeità.
Allora sì che la condivisione del Natale o gli auspici per il Nuovo Anno parleranno davvero di noi, saranno sentiti, sinceri. E ritroveremo un po’ di umanità, anche verso noi stessi
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