Il Ruchè è un vino relativamente giovane. Da una sessantina d’ anni è stato riscoperto anche se si hanno tracce del vitigno già nei secoli passati. A riportarlo in auge negli Anni Sessanta l’ allora parroco di Castagnole Monferrato, don Giacomo Cauda. Ne vinificò alcuni bottiglioni dalle uve della sua vigna e trovò che il prodotto era davvero buono. Il nome pare che derivi da San Rocco, insomma sempre affari di chiesa. E infatti oggi il Ruchè Vigna del Parroco è stimato di altissima qualità.
La zona di produzione è limitata a 7 comuni del Monferrato astigiano: Castagnole, Montemagno, Grana, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi. E in questi 60 anni il Ruchè è diventato famoso in tutto il mondo con recensioni sulle maggiori riviste internazionali di vini. Con una produzione che è letteralmente esplosa. Dalle 50mila bottiglie degli Anni Duemila, nel 2010 arriva la DOCG e se ne producono 430mila bottiglie l’ anno, oggi si è superato il milione.
Un vino moderno con una versatilità infinita: Ruchè giovane da abbinare con il pesce e Ruchè Riserve che affina per anni in botti di legno. Un vino importante: la gradazione alcolica va dai 14 ai 16 gradi.
E allora lasciamoci trasportare dal profumo persistente e fruttato, dal corpo robusto di questo vino color rosso rubino e beviamone un calice. Con la benedizione di don Giacomo Cauda, un tempo parroco di Castagnole Monferrato, scopritore del Ruchè.
SCAFFALE: IL RISCHIO DI ESSERE FELICI DEL MAGO SALES Next Post:
FREGATI DAI SOCIAL? NON CI CREDE PIU’ NESSUNO