Arrivi all’ ultima pagine del libro e lo porgi soddisfatto a chi ti sta accanto, consigliandone caldamente la lettura.
Credo che Ernesto Chiabotto, l’ autore del volume “I Buonanima”, sarebbe incredibilmente orgoglioso di quanto accaduto al sottoscritto dopo aver finito di leggere le vicende di Vàule, isolato paesino di montagna e di fantasia, dove succede qualcosa di inaspettato.
A Vàule i morti ritornano. Nulla a che vedere con zombie e affini, perché i “Buonanima” (parola gergale con cui si allude ai defunti) sono davvero particolari e stanno benone. Odorano di fiori, sfoggiano un linguaggio forbito anziché l’italiano sgrammaticato frammisto al dialetto dei loro compaesani, non hanno necessità di dormire né di bere o mangiare, non avvertono il freddo, sono affamati e assetati soltanto di conoscenza e sono in contatto con il mondo delle creature del bosco.
Una resurrezione collettiva che provoca imprevisti mutamenti nelle esistenze dei vàulesi e non tutti saranno disposti ad accettarle. Una fiaba che pone gli abitanti di Vaule (e di conseguenza anche il lettore) di fronte a ciò che non si conosce e, quindi, a chi è diverso. Una risorsa o una minaccia? Vàule diventa così la metafora del mondo contemporaneo e alla sua reazione di fronte a ciò che è diverso.
Ernesto Chiabotto, torinese doc, tocca i temi della cultura e dell’ignoranza, ma anche della religione e della spiritualità, ma affronta soprattutto l’ingerenza della politica, capace di strumentalizzare gli istinti dei paesani, poiché basta “andare dietro agli umori della gente e presentarli come propri” per avere il seguito dell’ opinione pubblica.
“I Buonanima” è un romanzo da leggere con l’ approccio del racconto fiabesco, ma – senza rendersene conto – alla fine delle 368 pagine si realizza di aver affrontato un trattato di sociologia e di politica.
Ed è questo il merito più grande del lavoro di Ernesto Chiabotto.
ERNESTO CHIABOTTO
I BUONANIMA
NEOS EDIZIONI
23 euro
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