La “Bollente” di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, è acqua che sgorga a 75° gradi nel cuore della città e quella, un po’ meno calda (50° gradi circa) che nella zona esterna, oltre al fiume Bormida, da’ vita al piccolo lago delle “Antiche Terme”. Queste acque risalgono rapidamente, senza aver il tempo di raffreddare, attraverso faglie – ossia fenditure della crosta terrestre – da grandi profondità, dove grazie alla probabile vicinanza della massa magmatica acquisisconol’alta temperatura che le contraddistingue.
Si tratta di acque pluviali che penetrando lentamente nell’arco di 60 o 70 anni attraverso il sottosuolo acquese si sono arricchite di minerali, principalmente quelli rilasciati dai vasti depositi salini di quel braccio di mare che un tempo occupava l’area dell’attuale Pianura Padana. Perciò queste sorgenti sono considerate, oltre che sulfuree, soprattutto salsobromojodiche: cioè con elementi tipici anche dell’acqua marina.
Fin dall’antichità romana le suddette acque hanno avuto un cospicuo impiego terapeutico nelle strutture termali della città di Acqui e così anche nel Medioevo..
Per questo si può affermare che i fanghi e i bagni praticati alle Terme di Acqui posseggono proprietà antalgiche e miorilassanti che ne promuovono l’impiego nell’artrosi, nelle fibromialgie, nelle periartriti, nelle tendiniti; allo stesso modo le varie cure inalatorie (inalazioni, aerosol, humage, nebulizzazioni) curano i problemi respiratori Provati gli effetti espettoranti, di rinforzo immunitario e quindi indicate nel trattamento di riniti, sinusiti e faringiti croniche..
Infine tra le ultime, ma non meno importanti applicazioni termali acquesi, bisogna ricordare quelle nell’ambito della riabilitazione motoria, sia essa conseguente ad incidenti sul lavoro, automobilistici o a traumi sportivi, e quelle medico-estetiche per il corpo e il volto.
Nel centro di Acqui sgorga una fontana di acqua bollente accessibile a tutti, mentre gli stabilimenti termali sono in via XX Settembre, vicino alla stazione, e nel parco cittadino.
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