Ormai è diventata una moda. In tanti corrono a piantare alberi per salvare il pianeta. Lo fanno i comuni, le aziende, le testate giornalistiche, le classi scolastiche e le singole persone. Ottima iniziativa, niente da dire. Ma non basta.
Certo: più alberi ci sono sul pianeta e meno anidride carbonica circola nell’ atmosfera. Quindi ben vengano milioni di nuovi alberi, anche per affrontare la continua deforestazione che la follia umana sta perpetrando.
Ma ci sono tante altre buone azioni che ognuno di noi può introdurre nella propria vita quotidiana. A cominciare dalla raccolta differenziata: però quella vera, fatta bene, nelle proprie case. E’ ovvio che questa va supportata da efficienti servizi comunali di raccolta rifiuti, ma intanto cominciamo a separare la plastica, il vetro, le lattine, la carta, l’ umido. Buttare tutto insieme fa male al pianeta.
E poi la luce. Quante lampadine accese, inutilmente; quanta docce lunghissime,interminabili, con enorme spreco di energia e di acqua, per non parlare della pessima abitudine di lasciare il rubinetto aperto mentre ci si lava i denti; quanti condizionatori o termosifoni accesi 24 ore su 24 per portare le temperature negli appartamenti a quote polari o equatoriali.
Per non parlare della carta o della plastica usata sempre in eccesso: è obbligatorio stampare tutte le mail che riceviamo? Perché ogni volta al supermercato acquistiamo il sapone liquido o il detersivo con il distributore e non soltanto la ricarica? Tonnellate e tonnellate di carta (quindi di alberi abbattuti) e di plastica che consumiamo inutilmente. Per non parlare dei trasporti: la macchina è sempre indispensabile? E pensare che fare due isolati a piedi fapure bene alla salute. Prendere l’ abitudine di salire qualche rampa di scale a piedi serve quanto andare in palestra e si risparmia l’ energia degli ascensori.
Piccoli esempi che diventano gesti concreti per salvare il pianeta, tutti suggeriti da papa Francesco nella sua enciclica “Laudato sì”. Varrebbe la pena metterli in pratica, oltre a piantare alberi.
UN TURISMO VECCHIO STILE E CHE NON RENDE Next Post:
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