Scivoloni accaduti di recente. Un produttore di vini si è lasciato andare a commenti ben poco lusinghieri sulla cucina torinese durante una diretta Instagram. La premier e il vicepresidente del Consiglio, in karaoke, cantano di una morta annegata a poche ore dalla tragedia di Cutro con decine di bambini naufraghi e affogati: ovviamente tutto registrato e pubblicato sui social. Il vicepresidente della Juventus filmato barcollante e ubriaco per stradine notturne, dopo una serata caliente: migliaia di visualizzazioni.
Sono soltanto alcuni episodi che hanno scatenato tantissime reazioni dei frequentatori di social.
Nulla di nuovo sotto il sole.
E’ sempre successo: ogni sera, in un bar di qualsiasi paese, c’era l’ubriaco o lo spiritosone che sparlavano dell’amante del parroco o del sindaco corrotto, fino a quando il titolare del locale li sbatteva fuori e tutti i loro sproloqui restavano chiusi fra quelle quattro mura. Oggi è tutto amplificato. Oggi è tutto social, quindi divulgato e diffuso ad ogni latitudine e diventa di dominio pubblico, nel giro di pochi secondi.
L’aspetto insolito di queste vicende è che ci sia ancora gente che ci caschi.
Ovunque c’è un telefonino e qualcuno che registra e poi pubblica. Quindi? Non possiamo o dobbiamo più fare nulla? Non serve a niente dire, dopo: “non lo sapevo”, “non ero in me”, “è stato un video ripreso a tradimento”….. La realtà è questa.
Basta essere consapevoli delle conseguenze di quanto diciamo o facciamo.
Altrimenti sarebbe come andare in monopattino a 120 all’ora in autostrada con tutti i rischi conseguenti…. Ah, anche questo è già stato fatto!
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