Gli amaretti sono dolci antichissimi, quasi certamente furono inventati in Sicilia nel Medioevo e si diffusero in modo rapido nei Paesi Arabi, affacciati sul bacino del Mediterraneo. In epoche successive entrarono a far parte della tradizione dolciaria di Normanni, Francesi e Spagnoli.
Il dolce si diffuse in Italia e in Europa attraverso pellegrini e conventi, agevolato dal fatto che si conservasse in ottime condizioni per lunghi periodi. L’amaretto è un biscotto semplice, a base di pasta di mandorle fatta con zucchero, bianco d’uovo, mandorle dolci e mandorle amare. Spesso sono usate, al posto delle mandorle amare, le Armelline, ricavate dai noccioli di albicocca.
Col tempo e seguendo le varie migrazioni, sono diventati anche dolci tipici piemontesi, diffusi in molte località della regione, per lo più nell’ Alessandrino e nell’ Astigiano. I più rinomati e famosi sono quelli di Mombaruzzo. Ma come è arrivata in Piemonte la ricetta per questo dolce così esotico?
Pare che la miscela e il dosaggio degli ingredienti sia stato rivelato a Francesco Moriondo, pasticcere di corte per Casa Savoia, nato e residente a Mombaruzzo, da una fanciulla siciliana perdutamente innamorata di lui. Un dono d’amore quindi, che Francesco Moriondo seppe sfruttare dato che cominciò da subito a produrre e mettere sul mercato i suoi amaretti. Correva l’anno 1792 e ben pochi conoscevano o avevano gustato questa specialità. Ben presto l’attività prese piede, grazie alla bontà e fragranza del prodotto. Inutile dire che molti tentarono di imitarlo, anche fuori dalla provincia e dalla regione, ma gli Amaretti di Mombaruzzo continuano a essere considerati i migliori.
L’attività della famiglia Moriondo prese il volo dopo la metà dell’800 e dopo aver partecipato a varie mostre ed esposizioni. Innumerevoli sono i riconoscimenti per l’amaretto: medaglia d’oro a Napoli nel 1882, a Milano e Torino nel 1884, a Roma nel 1887 e nel 1895.
Ora gli Amaretti di Mombaruzzo vengono prodotti, oltre che dagli eredi di Francesco Moriondo, anche nei laboratori di altri pasticceri locali, ma sempre con metodi artigianali e ingredienti selezionati che garantiscono una qualità elevatissima del prestigioso prodotto, apprezzato in tutta Italia ma anche nel resto d’Europa.
Ricetta
Ingredienti: 2 etti di mandorle dolci, 2 etti di mandorle amare, il bianco di 2 uova, 9 etti di zucchero in polvere.
Preparazione: sbollentare e pelare le mandorle, farle asciugare in forno senza tostarle quindi pestarle a lungo in un mortaio bagnandole con un po’ di bianco d’uovo. Sbattere lo zucchero con il resto del bianco d’uovo, aggiungere le mandorle e mescolare fino a formare una pasta piuttosto densa. Scaldate il forno a bassa temperatura. Prendete l’impasto e formate delle palline grosse come prugne, disponetele su una teglia ricoperta con carta da forno e fate in modo che non si tocchino. Inumiditele nella parte superiore, toccandole delicatamente con un pennello bagnato con acqua. Infilate quindi la vostra teglia in forno fino a quando le palline non avranno assunto un bel colore biondo, restando morbide in centro. Fatele quindi raffreddare, staccatele delicatamente dalla carta e servite i vostri amaretti.
Buon appetito!
Patrizia Durante.
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FUMARE CON IL CENTIMETRO
Un po’in ritardo ma arrivo. Sempre puntuali e perfetti i vostri articoli . Io vivo nel comune di Mombaruzzo,manco a farlo apposta! sono due volte che si parla di prodotti della mia zona. I cardi di Nizza Monferrato,a 4 km. da qui e gli amaretti a 5 Km. I negozi che fanno riferimento al cognome Moriondo,almeno sull’involucro degli amaretti,sono due. Uno si e’ molto trasformato e modernizzato, cambiando in parte anche il tipo di amaretti. Cioe’ all’amaretto tradizionale hanno accostato altri amaretti,diciamo piu’ moderni, a vari gusti. Devo dire ,per esperienza diretta, avendo spesso portato amaretti a qualche cliente che ce li ha chiesti,non per lucro s’intende, che tutti indistintamente hanno dichiarato che i migliori rimangono gli originali,senza variazioni di gusto. Lo stesso affermano,e pure io, i conservatori e puristi dell’amaretto. L’altro negozio, i cui amaretti portano sempre il nome di un Moriondo ma diverso, invece continua esclusivamente nell’antica tradizione.
Non faro’ nomi oltre ai gia citati ,solo perche’ avete menzionato Voi il nome Moriondo. Esiste un terzo negozio un po decentrato rispetto al centro,che fa amaretti di tutto rispetto,leggermente piu morbidi. Poi c’e una serie di produttori ,diciamo piu a buon mercato ma,non li accosterei ai primi. Aggiungo che ho letto sull’involucro del mio amaretto che contiene sia l’armellina che la mandorla dolce oltre ai gia citati ingredienti. Ricordare,al di sotto di una certa cifra, bisogna sospettare. Comunque tutti devono lavorare,quindi mi fermo qui. L’amaretto,e voi lo sapete bene, e’ l’ingrediente che fa la differenza nel.’bunet’ . Di solito,l’amaretto a buon mercato lo si trova nei supermercati, qui da noi. Gli altri no. Ma credo,tutto sommato che uno faccia il prodotto in base al tipo di clientela che ha. Magari poi e’ buono lo stesso ma non seguira’ i canoni di quello originale.comunque,se non erro, credo non si vada sotto i12 – 13 euro/kg. Euro piu’ euro meno, per i migliori. Grazie Beppe per lo spazio. Grazie Pat per la tua,divulgazione. Ne sapevo di piu’ sui cardi. Ma c’era anche molto di piu da dire pero’.A presto. Divya
Grazie a te per i preziosi consigli..
Grazie Divya, le tue testimonianze sono sempre puntuali, esaustive e preziose. Personalmente anch’io amo gli amaretti tradizionali, senza aggiunte strane e mi piacciono solo quelli morbidissimi. Perché non citi il nome del terzo produttore, quello un po’ decentrato? Sono curiosa di sapere dove si trova, metti l’indirizzo così quando sono in zona passo a degustare! E’ un’informazione utile per tutti.
Un abbraccio e buona giornata
grazie della storia… però io vi scrivo perché sto cercando notizie su Gabriele Natale Moriondo, nato a Torino 1870 e morto nel 1945 o 46; fu vescovo a Cuneo, in Georgia e a Caserta… ringrazio dell’attenzione e chiedo scusa se ho sbagliato porta a chiedere…