7 euro al secondo, 380 euro al minuto, 23 mila all’ora, 550mila al giorno, quasi 4 milioni alla settimana, 16 milioni al mese, 200 milioni all’anno. E’ quanto guadagnerà Cristiano Ronaldo per i prossimi due anni con la squadra calcistica dell’ Arabia Saudita, Al-Nassr. Cifre da capogiro, ma rileggendole con calma, ciò che mi fa più impressione sono quei 7 euro al secondo. Anche quando dorme.
Non discuto il Ronaldo calciatore: ho ancora negli occhi la rovesciata con la maglia del Real Madrid a Torino contro la Juve o lo stacco di quasi due metri da terra per colpire la palla di testa in una partita contro la Sampdoria.
Non discuto che l’emiro arabo possa spendere i soldi come vuole.
Sono suoi.
Ritengo aberrante che tutto ciò venga reso pubblico e non ci sia nessuno al mondo che si permetta di dire che questo fa schifo. Che è un mondo che sta andando a rotoli, proprio per queste follie.
Sarebbe fare facile populismo ricordare che, mentre ogni minuto Cr7 guadagna 380 euro, in quello stesso minuto cinque bambini muoiono nel mondo a causa della denutrizione. Con la sua beneficienza, segreta e nascosta, quanti ne aiuterà o salverà il calciatore più pagato al mondo? Chissà? Chi può dirlo? Forse molti di più…
Facile anche fare il paragone con donne e uomini della stessa età di Ronaldo che passano la vita in laboratorio a ricercare cure contro il cancro e prendono stipendi da fame, dopo aver studiato per decenni. Facile il paragone con altri calciatori che hanno raggiunto la serie A eppure guadagnano, in un anno, molto meno di quello che Cr7 incassa in un giorno.
Lo scandalo è evidente, ma pare che a nessuno gliene freghi niente.
Anzi.
E allora mi piace ricordare la frase di Sadio Manè, affermato calciatore del Bayern Monaco: “Ho sofferto la fame e ho giocato scalzo. Che ci faccio con dieci Ferrari o con due aerei privati? Con i soldi che guadagno ho costruito nel mio paese, il Senegal, scuole e ospedali”.
Oppure come il grande Pelè che è appena volato in cielo: “I bambini di tutto il mondo che giocano a calcio vogliono essere Pelè. Ho una grande responsabilità nel mostrare loro non solo come essere giocatore, ma anche come essere uomo”.
Medita Ronaldo, medita. Ma soprattutto meditiamo tutti noi.
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