Stiamo chiudendo un anno davvero terribile, con 7.000 vittime in Piemonte causa Covid. La pandemia ha colpito tutti, in misura differente, ma nessuno ne è rimasto escluso. Chi non è stato contagiato, ha sofferto per parenti, amici, vicini che si sono ammalati o che hanno perso la vita. Tutti, a fine 2020, siamo più poveri, anche economicamente. Non c’è settore produttivo che non faccia registrare un calo nei fatturati e quindi gli stipendi, le pensioni, qualsiasi introito è diminuito. Per tutti.
Insomma, un anno da dimenticare.
Ma c’è chi ha sofferto maggiormente e mi riferisco a chi si dedica all’aiuto degli altri. Parlando con responsabili di onlus, di associazioni di volontariato, con le Caritas, e in genere con chiunque faccia assistenza, sento ripetere sempre la stessa frase: “Che fatica, si sono ridotte parecchio le offerte, le donazioni, le persone non possono uscire di casa e quindi è anche difficile trovare volontari per assistere anziani, poveri, bambini, persone deboli”.
Succede sempre così. Appena la crisi si fa sentire ognuno si chiude maggiormente in sé stesso. Non è una colpa, ma una constatazione. Non facciamo vincere l’egoismo. Soprattutto in questi giorni di festa. E allora apriamo i nostri cuori e il nostro portafoglio verso chi fa più fatica. Ognuno conosce qualche realtà che si occupa degli altri. Parrocchie, missioni, onlus, associazioni di volontariato, fondazioni private. Ce ne sono un numero incredibile, soprattutto in Piemonte, terra dei Santi sociali e dove sono fiorite una miriade di iniziative di solidarietà, carità e assistenza. Non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Anche in questo anno difficile, in fondo al nostro cuore è rimasto sicuramente qualcosa da regalare a chi fa più fatica. Un’offerta, un pacco dono, una spesa sospesa, un’ora del proprio tempo offerta per gli altri, si trasformeranno in un regalo per ognuno di noi. Allora sì che sarà davvero Festa, perché avremo donato un sorriso al prossimo e un po’ di calore al nostro cuore.
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